Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
La atrada, la bisaccia e la pipa (e anche Giosuè Carducci) 401 la quale il dovere suo di albergatrice, come poi seppi da tanti altri, esercitò sempre come un dovere di ospitalità vera, con signorile · liberalità, con generosa e civile cordialità; e familiare era al Bosi nella memoria di quel soggiorno che fu certamente uno degli epi~ sodi più notevoli e più affettuosi della sua vita. Lettere del C!lir– ducci non aveva più: la invasione austriaca le aveva sovvertite e disperse e distrutte parecchie cose; conservaV'a due vecchi registri · dell'albergo. Soprattutto conservava di lui ricordi di straordinaria bontà e finezza. Non è vero, protestava, ch'egli fosse scontroso e difficile: tutto gH piaceva, di tutto era contento. E non,_è vero, protestava anche più, e protestando mi teneva e str_ingeva le mani, · non è vero, come dicono è ripetono gli stupidi, che smodato bevesse : era uomo solido e sano, e mangiava con appetito, lodando certi arrostini di vitello allo spiedo, e trote rosate d'el lago e del fiume; e, mangiando, anche beveva; ma scomposto non lo vide mai : c'era un vinello di Siena, sapido e fresco, che egli gustava molto, e di quello_nei pasti beveva, e dopo; massime la sera dopo cena, con gli amici, una bottiglia o .due di barolo vecchio : smodato sì lavo– rava, che stava ore e ore in quelle sue stanze, e levato anche di notte. Che cosa scrivesse a Caprile la signora non seppe dirmi. La– vori nuovi di solito non portava in montagna i portava seco qua– derni di abbozzi di sue poesie, e ne rifaceva o rifiniva qualcuna : in quella estate so che finì Faida di corriune, La sacra di Enrico V, l'Intermezzo e il Congedo; anche finì Davanti a San Guido, che aveva incominciata con altro titolo nel '74 e lasciata a circa due terzi; corresse bozze e curò una nuova ristampa del secondo volume delle Lettitre. · A Caprile giunse il 22 luglio. Ritrovai nel vecchio registro la sua beHa firma aperta. E c'erano con la sua le firme d'el conte Bar– tolomeo Bellati e del dottor Bettino Bellati, ambedue di Feltre, che lo avevano acçompagnato. Erano venuti, da Belluno, in una di quelle diligenze ,a cavalli che a fare i sessanta chilometri avranno messo una giornata _intiera: La signora Caterina rammentava che, come i due signori di Feltre le ebbero presentato e raccomandato e «consegnato», diceva, il Carducci; accompagnandolo poi costoro a- visitare le due stanze, una da letto e una da studio, che gli erano state assegnate; e vedendo che nella camera da letto, a una parete, c'erano due quadri, di Vittorio Emanuele II e di Pio IX, e un Cr:o– cifisso sopra un tavolino; i due le fecero cenno e sottovoce le dissero chr gli levasse. La signora Caterina, che non aveva obbligo cono– scere le idee e tanto meno sottostare ai capricci dei suoi ospiti, benché del Carducci le avessero scritto e detto quale onor suo e dell'albergo era ospitarlo, si ribellò :fieramente. Allora il Car– ducci capì e intervenne :.- Gli ha ragione la signora Caterina; la gli lasci stare, la gli lasci stare dove sono e come sono. - E così 26: - Pi.oaso F3iblioteca Gino Bianco
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