Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

I,a strada, la bisaccia e la pipa (e anche Giosuè Carducci) 399 E cosi una mattina, da Fusine di Zoldo, solo e beato, mi avviai verso la forcella di Alleghe. Non dirò ch'era una bella mattina; che anzi, quando decisi di partire, tuttavia pioveva e il tuono tutta– vià mugolava lontano; ma il vecchio proverbio che dopo la pioggia viene il sole, in nessun caso e luogo come in montagna ha un'appli– cazione così pronta. e così sicura : altro motivo di felicità, che ti fa sperarè e aspettare il sole anche ventiquattro ore, anche tra il freddo e il fumo di una bàita o di un rifugio. Quando fui presso– la forcella, stracci di nuvole sempre più bianche e rare, e pezzi di cielo lustro come tagliati allora; e app_ena di là, a tramontana, un sereno di quelli che ogni cosa spicca, e tutto è fermo, e l'aria è li– scia e secca, e scivolà e sgriciola che pare vetro, e se tocchi un sasso con la punta d'el bastone tutta la valle canta. Si scende per prati e boschi, e a sinistra si scopre e si slarga sempre più la pa– rete nord della Civetta : up.a parete di più di un chilometro a picco, con tanti canaloni dritti e netti da cima a fondo e barbagli di sole nel metallo grigio dei ghiacciai che pare un organo immenso fra terra e cielo. Anche, s'intravede lontano una pagina b_ianca cli quel gran libro aperto della -Marmolada, dove scrive nei secoli e per i secoli solamente -Iddio coi giochi della neve e del vento. Facevo quella strada la prima volta.,,E l'ora e l'aria e la luce, e il ·silenzio e la. solitudine, mi-::i,vevano messo in cuore non so che tenerezza e allegrezza; un cuore da religioso o da innamorato, che in fondo è lo stesso. Bisognava fermarsi, guardare, raccogliersi un poco, godersi quel momento, ricaricare la pipa. Feci ancora due passi per scegliere il luogo ·dove buttare il •sacco e sedere; girai un costone; e mi s'api·ì dinnanzi, in basso, una piccola e lieta valle, _con monti verdi dattorno. Non dìstirìsi dapprima, pur vedendo tutto, perché non pensavo; èd ecco, subito, un calice di acque · verdi sbocciò : ma sì,· Alleghe, il lago di Alleghe. Reminiscenze classiche e poetiche io non ho quando viaggio; e mi irrita chi ne ha; e all'amico mio Gabriele Briganti, di Lucca, che ogni venti passi ne tirava fuori una, avevo imposta la multa che pagasse un bic– chier dii vino ogni volta. Ma in quel momento, a vedere il lago, a vedermelo dinnanzi bello così còme un nume del luogo, come· una divinità benigna chè mi accogliesse, e protezione mi assicurasse, e mi promettesse buona fortuna e pace e riposo da alcuna almeno delle tante pene che ·ogni mortale porta seco nel suo sacco; a sen– tirmelo e raffigurarmelo così, mf ruppe dal cuore commosso la pre– ghiera di Ulisse al bel fiume di Schèria: « ')(,Àv{ft, a:va~, ascolta:rui, signore, quale nome tu abbia: molto io ti ho pregato, a te supplice ·vengo; di pietà d'egno anche agli dèi _immortali è chiunque degli uomini giunga ramingo, come io ora alla tua corrente e alle tue ginocchia supplice giungo, d'opo molto patire. Abbi pietà, o si– gnore : qui di te supplice sono)). Ripresi il mio saeco e seguitai BibliotecaGino Bianeo

RkJQdWJsaXNoZXIy