Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
11'. M. MARTINI, Il silenzio 501 bara. Anche precedenti suoi libri producevano tale impressione. Non però cosi marcatamente. Si direbbe che la più gran parte di questi rac- · conti, o quasi racconti, nascesse da bisogno d'una distraz10ne dal lurrubre monito interno, ma che tendere l'orecchio alle voci -del mondo posa~e gli occhi sul miracolo della vita, significasse non trovare che echi' e fantasmi generati da quel monito. E poi c'è nel libro un rimontar continuo di ricordi dell'età felice re– duci appena.e già riassorbiti da segrete fratture della memoria. Rest~, di tempo in tempo, a fior d'anima, un dubitante aspetto, una fata morga.ua di quelle imagini redivive, lusinghevoli di sgp.ardo ma solo capa ci di gei,1, I d'addio. L'artista vi s'indugia, vi si incanta, e spesso vi adegua una realtà effettiva e presente: quella del piccolo Giorgio, .nel quale lui, Martini, il padre, si ritrova come in un'allucinazione, e si riconcreta: « più di una volta il padre si era convinto di risalire qua,si materialmente il fiume degli anni e di dovere al fanciullo, che egli credeva di condurre ma dal quale in realtà era condotto, la serenità con cui percorreva quel cammino a ritroso nel tempo». · · La citazione è dal racconto L'esame. Altre pagine ispirate dal figlio sono Morte di Lauso, Parlare latino, Cinque meno. Non si tratta più d'ironie e nostalgie a fior di pelle, -come in tanta letteratura crepusco– lare,· che ha fatto proprio argomento la psiche e il mondo infantile. Il crepuscolarismo di Martini è tutto reazioni dolorose del passato sul– l'oggi. Ne L'ospite, intorno al ricordo della madre si ricompone una lontana lontana cena consumata fuori di casa da tutta la famiglia, èhe se ne riprometteva chi sa che delizie, e in cui invece la povera donna. aveva tanto -sofferto, e i bimbi stessi avevano provato tanta umiliazione, per le tirchierie del babbo, pubblicamente ostentate, co8i da creare in– torno al gruppetto borghese,. nella sala della trattoria elegante, un cerchio penoso di ironica curiosità. È tra i racconti che più rispondono ai caratteri della letteratura crepuscolare, e a me ha fatto venir in mente alcune pagine di Odor d'erbe buone di Guelfo Civinini, dove c'è pure una povera famigliola umiliata, non dagli uomini, ma dalla pioggia e dal vento : babbo, mamma, e figlioli preoccupati e sgocciolanti nei loro vestiti da festa. Episodi che stringono il cuore! Altri '.Preferirà in ·questo libro di Fausto Maria Martini la chiara evidenza, con cui •scene come quella- de L'ospite sono narrate, dopo essere state patite; altri, invece, quell'aura d'attesa piena d'accora– mento, quel senso di tragedia imminente e di stupefatta aspettazione, 'onde tra l'anima dell'osservatore e le cose si stabiliscono di queste simpa– tie e di queste rispondenze: « Già le ore di queste prime sere dell'estate romana, - con quel loro azzur:r:o senza venature, con quel loro prolun– rrarsi infinito per cui ciascuna sembra traboccare di un tempo più vasto di quello che essa po·ssa·contenere, con quel loro incurvarsi a guardarti con una sorta di chiaro stupore ogni volta che alzi gli occhi al cielo, -– ti mettono addosso non so che sgomento .... ii. Ma forse da questo sgo– mento e insieme da quel ricordare, deriva il maggior fa.scino del libro : la sua luce d'occaso cosi trasparente, il suo sentore, così acuto, d'eterno. PIERO NARDI.
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