Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

498. A. MONTI, Il conte Luigi Torelli il primo « quello in cui scri,sse i Pensieri sull'Italia; il secondo quello in cui coraggiosamente portò la bandiera tricolore sulla guglia del Duomo di Milano; il terzo quello in cui contribuì a far rigettare l'ar– mistizio offerto da Radetzky dichiarando che i combattenti delle barri– cate, da lui dipendenti, non l'avrebbero osservato anche se fosse stato sti,pulato con t11;tte le regole dal Governo provvisorio•; e finalmente i tragici giorni di Palermo» del 1866, mentre egli era Prefetto. Attorno a questi punti culminanti dell'attività del Torelli (il primo ne fis,sa in certo modo l'orientamento politico come scrittore; gli altri tre danno la misura· dell'uomo in circostanze critiche e decisivfil) si pos·sono rag– gruppare le vicende minori della sua vita, che il Monti riferisce con am– piezza di particolari, molto ,prendendo dalle Memorie df;lllo,stesso Torelli, piene ,di vivacità anche se trasandate nella forma, le quali meriterebbero di essere più ampiamente conosciute. Pur sulle cose minori tanto però sarebbe da dire, che contribuirebbe a mettere in evidenza l'uomo poli– tico: il suo vivo interessamento all'opera del .Lesseps per il taglio del– l'istmo di Suez., la condotta decisamente favorevole al Piemonte durante le campagne del 1848-49, la fiducia incondizionata nell'opera di Cavour, del quale ama essere devoto seguace ed esecutore di ordini. Ma il Torelli, sebbene più uomo d'azione che di ·pensiero, come scrive il Monti, continuerà purtuttavia ad essere noto specialmente come au– tore di quei Pensieri sull'Italia di un Anonimo lombardo, che, ,pubbli– cati quando più fervevano gli entusiasmi neoguelfi, sostenevano· la in– compatibilità del potere temporale con l'indipendenza e la rigenerazione dell'Italia e prospettavano una soluzione della Questione romana, che approssimativamente si avvicina a quella realizzata poi con la legge delle Guarentigie. Non crepo si possa col Monti sostenere chfil il disegno to~ relliano avrebbe « individuato una strada non molto lontana da quella che ci condusse alla Conciliazione». A prescindere dalla impossibilità che nel 1846 si giungesse a pensare ad un~ spontanea rinunzia del Papa ai suoi Stati (nel qual fatto soltanto può essere implicita l'idea di con– ciliazione), è lo ,stesso Torelli a, farci sapere nel -1870, nella ristampa dei Pensieri, che egli ha difeso per venticinque anni la sua tesi e la vede finalmente realizzata a beneficio tlella ·religione e dell'Italii;i,. La quale dichiarazione .non era poi neppure conforme a v()rità, perché Roma ri– dotta a città libera, dove il Papa, avendo a sua dimora il Vaticano, sarebbe stato sovrano -ma non avrebbe governato (questa era la pro– posta del Torelli), non aveva nessun punto di contatto con la Roma capitalfil d'Italia. , Distinguere sottilmente tra le parole usate dal Torelli e il testo deiia legge deUe Guarentigie per dedurne differenze sostanziali che dovreb– bero risolversi in una previsione lontanissima di fatti imprevedibili è quanto mai pericoloso. Dimora in Vaticano e godimento; assegno dei tee s?ri del :V a~icano e uso ; mag~ore o minore entità della· rendita; Papa libero e indipendente e Papa libero dfilltutto solo ri,eU,eseroiziodel mini– stero spirituale : non sono questi contrasti di tanto valore da pote~vi. leggere più di quello che la lettera diefil. In realtà la tesi del Torelli era se non distante, certo diversa dagli aspetti che la Questione roman~ venne assumendo successivamente; né, così dicendo, si vengono a me- BibliotecaGino Branco

RkJQdWJsaXNoZXIy