Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

488 M. Oastelnuòvo-Tedesco - Casella operista tocento e la canzone popolai,e, fino ad opere modernissime italiane e stra– niere; ma si tratta piuttosto di «suggerimenti» che di «reminiscenze»; e il risultato è assai diverso da quanto si potrebbe immaginare. Casella, formidabile assimilatore come tutti sanno, è riuscito a fondere molti elementi di disparata provenienza in un tutto organico, in nna formula stilistica che è sua, personalissima e inconfondibile, - e che già conosce– vamo del resto attraverso i suoi precedenti lavori sinfonici, - sicché_ l'opera si p-resenta come un insieme di"r~a compattezza: per merito soprattuttod-i quel suo «contrappunto strumentale», di quel suo parti– colarissimo discorsò musicale in cui, ,entro cardini decisamente tonali, le varie parti si muovono con assoluta libel'tà e al tempo stesso con la logica più rigorosa. Questi pregi singolarissimi si·esplicano com'è natu-. rale principalmente in orchestra; e veramente non saprei trovare per questa mirabile partitura lodi sufficienti, tanto essa è ricca, varia, bril– lante, trasparente, dinamica, piena di particolari preziosi e di trovate ritmiche (se pure con qualche abuso di martellanti ritmi di marcia e di rotolanti scalette) veramente «dilettevole» insomma, come Casella si proponeva, e nel miglior senso della parola. Anc6ra una volta, - per quanto l'opel'a fosse, nelle intenzioni dell'autore, pensata per Lcan- . tanti, - l'interesse maggiore è nel discorso sinfonico, a cui _presiede una·energica forza costruttiva, un'intellig,enza lucida e sicura. Altro elemento di grande importanza è in quest'opera il coro, non sempre di facile esecuzione, poiché le voci, pur sostenute dall'orchestra, sono trattate con la stessa libertà armonica e contrappuntistica degli strumenti (e forse qualche difetto d'intonazione non è del tutto imputa– bile ai cori del Teatro Reale: è la sola eccezione d'ordine tecnico ch'io mi permetterei di fare a questa partitura quasi infallibile); ad ogni modo esso raggiunge momenti di notevole efficacia, non tanto là_ dove il buon popolo melodrammatico grida con disciplina concorde e cla:mo– rosa << Gloria! ii o << Anatema! ii a questo o quel personaggio, quanto nelle scene di ambient!lzione fantastica e in quella nobilissima Trenodia, cui non disdice il ricordo monteverdiano evocato dallo stesso Casella. La donna serpente rappresenta insomma nel suo assieme il saggio più compl,eto e interessante che Casella ci abbia dato finora dell'arte sua; rappresenta, direi, un Casella all'ennesima potenza nei ,im.oimolti ,singolarissimi pregi e (perché tacerlo ?) in qualche sua manchevolezza; ad ogni modo quest'opera,, per i sani principii che l'hanno ispirata segna una via che forse potrà essere seguita con_profitto da chi abbia ~nc6ra qualche ,speranza nell'avvenire del nostro teatro lirico. . Torniamo dunque all'opera con0epita come. « fatto puramente musi– cale ii, sia essa dramma o melodramma, purché sia tutta e veramente ' ' nutrita di musica. E _si renda ai cantanti il giusto predominio purché · canto sia_non solo linea, disegno, arabesco sonoro (né soltanto ~sattezza prosodica), ma anche, e soprattutto, espr,essione. E ben. venga infine ·il teatro di fantasia, purché abbia umanità di significato, valore di poesia. e ci dica (per adoprar le parole di Miranda) cosa :non vera più bella del vero .. · MARIO 0ASTEJLNUOVO-TÈDESCO. Bibli9tecaGino Bianco •

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