Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

286 0. Bucci rossa, immobili, muti, gli occhi spenti, le mani abbrancate ai braccioli: ché a baciargU l'anello in fila, uno per uno, non davan segno di aver visto nulla .... morti, se non fosse quel lieve agitar del petto, sotto le trine, dove traluceva l'oro della croce .... E vedere ridotto così anche Respighi, ved'ere che anche per noi, che tante volte aveva guardati come suoi :figliuoli, non aveva più ·un sorriso e una parola, mi straziava,. . Lo guardavo intensamente, gli parlavo in silenzio dentro il mio cuore : « È Roma che ti schia,ccia ! tu pensi alla tua Romag.Q.a, la tua pieve di Budrio, la tua Ferrara, i contadini semplici, la gente schietta; e qui ti assedia· l'invidia, l'impostura. Vecchio, ti vedi intorno dei giovani; incatenato, tu vorresti nasconderti, fug– gire! centro di .tanti sguardi curiosi, maligni, subdoli, tu senti bisogno di amore.... Solo io ti capisco >>. Mi prese allora un gran senso di pietà per tutti i grandi, un orrore segreto di tutte le cariche, tutti gli ·onori. ... Oh no, umile sempre, l'ultimo di tutti, ma libero come l'aria, come il vento! poter amare ! • Solo una volta, ho visto un cardinale giovine, e l'istantanea m'è rimasta qui nel cervello: Domenico Svampa, l'arcivescovo di Bo– logna, marchigiano: alto e grosso, la fronte altissima, neri i ca– pelli e nere le ciglia folte sugli occhi grandissimi, gesti energici, risata franca e quella .mascella largR, si direbbe adesso musso'"' liniana. Mangiò con noi una volta, nel nostro refettorio, il primo alla tavolà dei superiori. Vicino a, lui il rettore Cucchi, che pure era così lungo, pareva diventato piccolino: quel camerone, con le :fine– stre altissime sulla strad'etta e sulla corte, che c'era sempre buio e tanfo di cucina, quel giorno sembrava diventato arioso e lumi– noso : lo schiariva la sua risatona,. Noi con le, mani si armeggiava sul piatto, ma gli occhi eran lì.. .. Svampa ! nome di fotmma ! uno dei papabili più certi, ed anche lui del seminario nostro ! Finito il pranzo, alle preghiere di ringraziamento, il suo vocione copriva tutte le voci nostre intimidite. Al prosit alzò la destra do– minatrice : - Fermatevi ! E' ci passò in rivista, tutti, sorridendo. Arrivato a me, che ero degli ultimi, mi afferra il ciuffo dì capelli che avevo scompigliati sulla fronte, - e ce li ho anc6ra, ma non si reggon più, - e me li tira, molte volte, allegramente. Sparito lui, i compagni mi feèero cerchio intorno : - Ti ha tirati i capelli! gli seL piaciuto! è marchigiano come te; quando sarà Papa ti farà vescovo sùbito, poi cardinale .... - e ridevamo tutti. · BibliotecaGino Bianco

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