Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

GIOSUE CARDUCCI E GIUSEPPE TORQUATOGARGANI CON LETTERE INEDITE. A Giuseppe Torquato Gargani, « pedante» sommo, anzi il Marat degli « amici pedanti», mancò, come disse il Carducci, quel che più conta sulla terra: lo strepito della gloria e la lusinga, del mondo. « Vita travagliosa e morte immatura. Non a pena ebbe tempo e agio da rivolgersi sopra se stesso e misurando la via fatta e da fare raccoglier le forze, e mori » 1 ). Nei versi del Congedo, nei Levia Gravia, con più sfolgorio di imma– gini, disse la medesima cosa: O ad ogni bene Bccesa, anima schiva, e tu lenta languisti da l'acre ver consunta e non ferita: tua gentilezza intesa al reo mondo non fu, ché la vestisti di sorriso e disdegno; e sei partita 2 ). Quel « fiorentino puro», nato il 12 febbraio 1834, mori infatti a. vent'otto anni, in Faenza, « d'idealismo e di amore». Il Carducci l'aveva conosciuto a, Firenze, nella scuola di San Gio– vannino, sotto la comune bacchetta del buon Padre Barsottini; e la loro amicizia era andata sempre più rafforzandosi nelle gioconde adu– nanze della fanciullesca, accademia, dei « Filomusi », ove il Gargani diè subito a, vedere la propria indole esuberante, facendosi « cassare dal ruolo» per indisciplina, e riottenendo l'ammissione soltanto dopo lunghi mesi 3 ). ~~erdinando Martini, che aveva udito il Gargani recitare versi sulla distruzione di Gerusalemme nell'Istituto ~llini, ove era stato alunno 1) Opere, V, 501. 2) Opere, VI, 286. 3) Vedi G. FATINI, La prima giovinezza di Giosue Oaràucoi (1835-185'1), Città di Castello, S. Lupi, 1914; A. EVANGELISTI, Giosue Oarducci coi suo maestro e coi suo precursore, Bologna, Cappelli, 1925, 2a ediz.; A. SoaBELLI, Gli amici del Oar– d1tcci: I Filo7!iusi, nel Mat·zocco del 17 agosto 1924. 17• - P'<,aso. blioteca Gino B ance

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