Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

344 D. Ginelli XIV. Sognava, doveva, sognare. Eppure sulle palpebre chiuse aveva sentito ,scorrere uno spiraglio di luce: qualcuno aveva aperto la porta c'era qualcuno, un corpo si muoveva lì dentro, nel buio. E ecco Ù fruscio di una mano, sulle lenzuola,, leggera. Un respiro, un sibilo certo, si china sù di lei dentro il buio. Essa i;;iritira tutta in alto, sul lettuccio, contro il guanciale, con le ginocchia serrate sul pt>tto. Per chiamare, gridare, non ha voce, eppoi non si può : Ellis Ailand. Già quelle parole stra,niere, che non si sapeva raffigurare che cosa rappresentassero, ma che erano il nome, la sigla misteriosa del luogo dove l'avrebbero messa se la scoprivano, avevano preso su di lei il fascino vertiginoso di un baratro nel quale si tuffa lo sguardo, col cuore sospeso fra due arie, ritraendosi un passo e spin– gendo il busto in avanti. Ne parlavano anche al paese, qualcuno c'era anche stato; ne parlava la Margherita perplessa; ma ora ogni palpito del piroscafo che l'avvicinava all'arrivo pareva che dentro di lei risuonasse con quel ritmo ignoto : Ellis Ailand. E persino della luce nel mentre le dita si posano sull'interruttore, ha paura. Il viso del Sanmicheli è chino su di lei, a un palmo di distanza, e par che l'affoghi, come se le entrasse nel petto. È calmo, un sor– riso mite ravviva le sue fattezze regolari. Si mette un dito sulle labbra: - Se ci sentono, addio America. - Parla come col fiato, senza voce : un'intesa corre già fra di loro. Ora egli lascia cadere lo sguardo sulla bambina che dorme, volta contro la parete. Dorme tutta rappresa in sé : è tanto stanca, la sera; ha ruzzato tutto il giomo, laggiù. IMaria si sente più si– cura di averla. vicina, ma Dio voglia che non si svegli e lo veda. 1.•uisi è seduto sul letto, e lei non può spingersi alla parete, più in alto : non c'è più posto. È così calmo : potrebbe avere da dirìe qualche cosa d'impor·– tante che non può in un altro momento : per non essere scoperto, forse. Sono complici, insieme. EgH può far quel che vuole di lei, denunziarla, farla mette1·e in carcere, se vuole. È la legge : quella oscura minaccia, quell'ignoto castigo, che li unisce, che la fa essere una cosa senza volontà nelle sue mani. Ecco, ora si alza, va alla porta, mette il lucchetto, e torna verso di lei. Poi toglie di sul dos– sale della seggiola i panni, li butta sul letto e si siede, distante da lei, sulla seggiola. Alla presenza di quell'uomo Maria era presa da una sogge– zione cieca e naturale, come un soldato di fronte a un ufficiale superiore, un uomo alto, nervoso, elegante, che scende lungo i ran– ghi rigidi sull'a,ttenti. Era un potere di quelli che non si discutono, BibliotecaGirio Bianco

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