Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
330 Utinam modo e, una volta maturati, trovano anche un'Università in cui ca.cciarsi. Ridurre i programmi e indirizzare i giova,ni a uno scopo della vita più pratico, meno astratto e soprattutto più onesto, ecco il compito che la Riforma deve assolvere in questo secondo tempo, cM ~olo così la Scuola italiana potrà serenamente operare quella, selezione in cui tutti speriamo per le sorti della nostra cultura e della Nazione. · IV. Un più franco ordinamento delle scuole secondarie e programmi alleggeriti del superfluo e del dannoso non bastano, tuttav~a, a far sì che l'istruzione media dia frutti migliori. Lo impedirebbe un altro ostacolo che è l'esame di Stato, sia pure con le Commis– sioni ridotte alle proporzioni attuali e non più con le pletoriche commissioni durate due anni dal 24 al '26 che non costarono poco all'erario e che non fecero buona prova. Buona prova non hanno fatto né fanno neppure le Commissioni dì oggi, gli inconvenienti dell'esame di Stato essendo di. ordine troppo complesso perché si riesca ad eliminarli o a ridurli con qualche ritocco. Oggi, pur– troppo, statistiche alla mano, dobbiamo riconoscere che i risultati sono quelli di ieri: lo stesso numero di bocciati e nelle stesse pro– porzioni di ieri. La percentua,le maggiore ·di promossi è data d'agli istituti regi, la minore dagli istituti privati. Semmai, l'esame di Stato ha dimostrato soltanto una cosa: che, eccetto pochi istituti ecclesiastici, la scuola privata non è degna di considerazione, e però lo Stato, quando potrà permetterselo, deve accrescere il numero delle sue scuole e assorbire a poco a poco nella sua orbita la po– polazione scolastica che ·per mancanza di scuole oggi ne resta fuori, abband'onata a un nuovo tipo di speculazione non meno dannoso di tutte le altre. Magro benefizio questo di aver dimostrato l'insuffi– cienza della scuola privata, chi pensi soltanto che l'esame di Stato ha provocato un inconveniente di ordine economico e psicologico diventato ormai preoccupante per le famiglie degli alunni. Essendo poche le sedi di maturità in relazione con quelle degli istituti regi, avviene che molti alunni esterni ed interni sono costretti a re– carsi d'a cittadine di provincia in grandi città per sostenere gli esami. Sono denari che vanno; e quel che è peggio, proprio quando occorrerebbe una vita di maggiore raccoglimento, se non di mag– giore studio, i giovani facilmente cedono alle distrazioni e non sem– pre alle migliori, della città nuova. Noi non neghiamo che ben diverso era il proposito del legisla– tore del 1923, il quale volle giustamente reagire a sistemi scola– stici che inficiavano, come avvertimmo in principio, le basi dell'in- BibliotecaGino Bianco
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