Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

La Scuola Media otto anni dopo la Riforma 327 o tutto Orazio, e tutto Cesare o tutto Tacito, conoscerà il latino certamente meglio di un altro che abbia letto molti autori Virgilio, Orazio, Cesare, 'l'acito, Livio, Seneca, Cicerone e ,soltanto in passi d'antologia. Senza perderci in discussioni teoriche se l'insegna– mento debba essere grammaticale od estetico noi otterremo ch'esso . - ' srn grammaticale ed estetico insieme soltanto se riusciremo a inte- ressare su pochi autori e a non turbare con continui salti da questo a quell'autore l'attenzione dei giova,ni. Occorre una cosa soprattutto: '!'or.dine. E poi la chiarezza. Ché, quando le famiglie dei giovani non dovranno scegliere tra molti tipi di scuola, ma, soltanto fra l'indirizzo scientijìco e il letterario o ridursi a quello professionale dell'avviamento al lavoro, e quand'o il giovane, in questo o quello istituto, non sarà spaventato dalla vastità del programma, allora alla ·scuola non mancherà quella sincera adesione che è necessario essa ottenga. La Riforma Gentile ha ba,ndito una volta per sempre il compo– nimento rettorico e lo ha giustamente sostituito con un componi– mento letterario e storico su argomenti che il giovane dovrebbe aver studiato; ma ha, d'altro canto, appesantito la scuola con troppa filosofia e qneJ che è peggio con la pretesa che i giovani co– noscano il pensiero di molti singoli filosofi. Io non so se tutto que– sto possa rendere servigi alla cultura, o se non si riesca con _un tal sistema a confondere le idee in menti anc6ra inesperte e perciò bisognose di tutt'altro che d'i astrazioni e di idee generiche. Sem– pre più frequenti si vedono spuntare dalla scuola saputelli improv– visati capaci di discutere di tutto, e di tutto risolvere con una for– muletta qualunque, hegeliana o crociana o kantiana che sia. E invece, oggi più di ieri, è necessario che i giovani studino prima di tntto i fatti e le cose e se ne rendano conto serenamente. La 'ltes~a Riforma Gentile ha sostenuto pe1· ragioni di chiarezza, la .fusione èlella fisica con la matemàtica ed è ritornata perciò al movimento come alla base naturale dell'uguaglianza geometrica, poiché l'inse– gnante di matematica nelJa veste di professore di fisica deve parlare di movimento, di traslazioni e di rotazioni rifuggendo da quel puri– smo logico che era alla base dell'insegnamento della matematica negli anni passati. Aver tenuto conto d'el fatto che scopo ultimo a cui tende l'insegnamento della matematica, come integratorf del1a cul– tura generale, è la coordinazione reale dei fatti è nobile conquista della Riforma, e lo si riconosce volentièri; ma, con la stessa sincerità e per coerenza, come abbtamo liberati i giovani dal purismo logico della matematica formalistica, dobbiamo anche liberarli dai luoghi comuni, ossia dalla rettorica della cultura letteraria. Pretendere che un giovane dallo studio di PlautQ e di Cesare e di Seneca, di pochi passi di questo o quell'autore, arrivi a capire lo sviluppo della lingua latina e a riviverne il processo storico, questa è peri- BibriotecaGino Bianco

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