Pègaso - anno IV - n. 2 - febbraio 1932
,. E.' De M-i_ckelis quanto tempo passò in questo modo. ((Signore, è finita,. 'Ti· rin– ·O'razio Signore)). Dopo cominciava adesso : « Ti amo, Ada. Mai io t, ' \ potrai sapere, quanto ti ho amata)). . . 1 • , .. Entrò Laurài, ma Dario non capi che·cosa_ avev~ da drngh e per: ctlé; in così grande gioia, trem~va ~ome se p1ange,sse. La allo!I 'l.ta~ @ cò:à·la mano; pieno di_gra~itudine e di amore si recò dalla mo glie . · Tutta vestita di bianco, con le mani che riposavano quiete l"una sull'altra, Ada giaceva· sul letto, bianca· più d~l vest~to che aveva , -~. 'addosso. Non si mosse,. non aprì gli occhi. Passò qualche tempo . . "pri_ma' che bario capisse che era morta. . ..... - -, III. Le ':fiammelle dei ceri, l'odore misto dei fiori e della e.era di– sfatta, le persone che in punta di· piedi entravano a una a 1in~ e, si avvicinavano a ·pregare per la morta e à d_ire sottovoce a lm · :parole tanto vane che era perfino sciocco starl~ a sentire, tutto ciò che di ogni lutto costituisce lo scenario puerile e solenne empì l'àttenzione di Dario in quei primi giorni. Così crudele e inaccet– tabile dall'anima sua era ciò che era ·successo,· che non avreblbe.· potuto soffrirne il pensiero a faccia a faccia. Né la foi<maestep.uata, che quasi non aveva più rilievo {ra le pieghe delia vesf.e, era, quella, ·Ada·; a lungo, cdme se n,emmeno in qursto potesse esserei, per lui, ragione· di· pianto, guardò il noto volto disegnaTSi e ;riimpicciolirsi ,riel,.disfacimento della morte, il n.aso sottile, il cofor~ della,. peHe di.venuto, da' bianco, ormai giallo, le· Jabbra gialle, senz'.odo; ri-:. gide come intagliate in una pietra dura .. Soltanto se, chiusi gli-· , occhi, le passava ùna mano sul capo, dove i 'capelli érano 'a:ucòra. vivi nella petti~atura _eh~<-H1amava., allora la t(li}.èrezza niin,ac- J. ciav~ di' sciogliergli. il cuore,, ma apriva gl,i occhi 'e si rifiutavru;<i.l:il .piangère·: 'una;' qu~lche consòla,zione di "dolcezza den esserei net nostro. dolore perché si lameniti, ma il suo dolore; era come· quàndo •·, si rice,~e un to.rto c~e non può avere perdono né vendetta, perc:i.6 11011 1 aveva sfogo. · , '· L,e stette accanto_ finché non la pqrtaro~o via ; alloifa ,si eJiÌiw,e neH:a sua eameretta di infanzia·, rirna:se lì mutò àtono soio mi~ ' \ . / < ' ' ,_ • 'steso sul letto .. Il pomeriggio d'inverno. era anc6r::;i ,eh.ià ,ro fuori <il·ai ., ·vetri; sugH alberi senza foglie; nell'incrocio dei ra mi, l a neve ,dei giorni scorsi ;non si era scio1ta; il chiarore opaco eh.e empiva 1a. stanza doveva venire dal riflesso della 'lieve sulla· eampagl'lla : un. ·.chiiai:'0ìPie che N!OR aveva centro, .p:tlliçi:o · .piuttosto che brulilflì1@o, · cl!à eùJ: 1e cose n0n. si fasciavano p enetPare ma restavainò ;staceate e ii)}!),..: mote, ogntrna -:per conto ,suo, sen.za ombre. Anche i ruruod elile' . giungevano dalla campagna a vevano suon.i senz'·eco nell'aria im:~ , ' '' :-1-' ! ,W .~I ' . ' t ,; I ~ . BibHoteoaGiho"Bianco. '••,· . . . . . ...
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