Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
56 E. Fabietti Ma causa di molti altri svarioni è la crassa ignoranza di coloro che li commettono. A citare una minima parte soltanto di quelli che mi capitò di rilevare, si potrebbe riempire chi sa quante pa– gine e divertire i lettori. Ma che gioverebbe sciorinare queste pic– cole miserie? Basta esemplificare. Nella traduzione di un manipolo di opere di Anatole France, a cui appartengono i due volumi già ricordati e che, se non erro, è la sola in commercio (perciò me ne occupo), Venere di Onido si chiama Venere degli Onidi, e più oltre Venere di Onida. Ignorando l'esistenza di alcuni padri della chiesa, come Nettario, Lattanzio, Agostino, il traduttore li prende evi– dentemente per illustri personaggi francesi chiamati Nectaire, Lactance, Augustin, e si guarda bene di tradurre i ·nomi; ma il disgraziato non si perita invece di far dedicare da France una novella dell' Et,ui de nacre cc A Giorgio di Porto-Rico >> e un'altra cc A Paolo Arena», né di ribattezzare in Amperio il sommo fisico Ampère. Né l'ignoranza assoluta di alcune lingue straniere mette in im– barazzo i traduttori _che, specialmente fino a qualche tempo fa: ci ammannivano a iosa romanzi inglesi, tedeschi e russi tradotti.. .. da traduzioni francesi. Questo av·veniva normalmente per le opere narrative dei grandi russi. Tolstoi e Dostojevski, prima che qualche recente intrapresa editoriale si accingesse a darcene versioni non dirò perfette, ma oneste, si leggevano in italiano anc6ra imbellettate dalla loro truccatura parigina. Il bello si è che i Francesi avevano lavorato il più delle volte su traduzioni tedesche, per cui, taglia e ricuci, del grande ca,ppotto russo si finiva per ricavarne il famoso berretto italiano. Fecero eccezione aHa regola due soli traduttori, il Verdinois e la Romanovski; ma erano due gocce d'acqua nel mare. Queste versioni indirette danno luogo ad .un altro malanno an– che più grave. I Francesi, come è noto, son famos1 per cucinare a loro uso e consumo gli autori stranieri, e. quindi, i Russi sf)e– cialmente, si leggevano in italiano in sunti e ristretti inverosimili. l!Jrecente il caso, denunciato dalla stampa, di un romanzo rli Ivan Gonciarov ridotto da 657 facciate _a un ·aborto di 286 paginette, senza avvertire il lettore che si trattava di UIJ.ariduzione. Ma, a conforto dell'editore e a edificazione del pubblico, la critica non doveva tacere che la, mala abitudine di dare per versioni integrali e dirette semplici riduzioni di seconda e fin di terza mano è vecchia tra noi, e se nè trovano documenti edificantissimi nella. maggior parte delle nostre collezioni di amene letture. Tutti sanno che il. Quo Vadis ? nella maggior pa,rte- delle traduzioni è stato cucinato in malo modo, e col pretesto di purgarlo, ridotto l'ombra di se stesso. Del Don Ohisciotte si son· fatte pillole per gli stomachi deboH, e lo stesso Dickens fu quasi sempre potato fino al midollo. BibliotecaGino Bianco
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