Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

Del tradurre 53 opera d'arte, e se non precisamente farlo diventare uno scrittore classico italiano, come vorrebbe_ il programma di una coraggiosa « Biblioteca romantica)) di freschi inizii, ottenere che l'opera tra– dotta sembri concepita e scritta nel nostro idioma. Tradurre significa arricchire una letteratura delle più belle crea– zioni del pensiero universale~ renderle accessibili a una moltitudine. che altrimenti non ne verrebbe mai a conoscenza. Le alt:i;e arti, come la musica, la pittura,, la scultura, parlano, - felici loro!, - un lin– guaggio che è compreso da tutti i popoli, in tutti i tempi: ma il pensiero espresso dalla parola si arresterebbe ai confini di ogn; aggregato nazionale e durerebbe soltanto quanto l'idioma in cui nacque, se nessuno si curasse di trave.stirlo in forme verbali pro– prie ad altri popoli e ad altre età. Basta pensare che il mondo deve a questi interpreti esatti e coscienziosi il possesso universale di tesori inestimabili, come l'Iliade, l'Eneide e la Bibbia, che attra– verso -questa antichissima fatica del tradurre si sono eternate opere· di bellezza e dottrine di redenzione, per farsi un concetto adeguato dell'enorme importanza~di quest'a,rte, che consiste nel trasportare da uno ad altro linguaggio i pensieri più alti e i sogni più belli dell'uomo. Bisogna, dunque, restituire tutta la sua dignità all'ufficio del tradurre e all'opera del traduttore, e guardare l'uno e l'altra sotto questa luce, per modo che sia lecito oggi a chi esercita con austera disciplina questa forma di attività letteraria sperarne lode non effimera e non indegna mercede. Bisogna ricordare che se il Leo– pardi, il Monti, il Pindemonte, per non citare che i maggiori, tra– dussero soltanto dai classici antichi, il Foscolo non si peritò di volgere in italian o un romanz o inglese di quarantacinque anni · prima, il Viaggfo sentimenta.le di Yorick, dello Sterne, e questa versione non costituisce i l su o minor titolo di gloria. Ma in che cosa consiste una buona traduzione? (Non diciamo perfetta, perché in questa materia la, perfezione è, più che in altre, irraggiungibile). L'opera del traduttore ha due termini fissi: ri– maner fedele al pensiero dell'autore, e nella nuova veste parer na– turale e spontanea, sì da sostituire il testo e farlo dimenticare. Da questa premessa deriva non solo che a tradurre è necessario esser padroni assoluti, fino alle minime sfumature, della lingua da cui si traduce, ma anche possedere appieno la lingua in cui si traduce e dominarla, come l'artefice domina il suo strumento e la sua materia. Dottrina ed arte concorrono, quindi, in egual misura all'opera del traduttore, e dove manchi o l'uno o l'altro di questi elementi essenziali, il resultato manca di necessità: Ogni linguaggio ha un'anima propria, è vero; ma poiché i pen– sieri e i sentimenti ch'esso esprime sono universali, quest'anima ne troverà una corrispondente in ogni altro linguaggio col quale si vor- BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy