Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

I oiolami di Banne 39 venisse un giorno « a sapere>>, ma perché sentiva che non avrebbe mai avuto il coraggio né forse la chiarezza per comunicare alla figliola la ·sua terribile esperienza e premunirla così contro le in– sidie della ,vita. Una sola speranza la consolava in questi pensieri : che Renata più che quello della madre avesse assimilato a sé il ca– rattere dei témpi, che avesse acquistato (ma non sapeva neppur lei bene come, eppure s'accorgeva da vari indizi ch'era così) quella freddezza e quel facile dominio di sé ch'ella osservava in molte delle giovinette moderne. Quale slancio e quale leggerezza di vita in quei fiori ch'ella co– glieva! Belli, diritti, d'una sicurezza franca e giovanile nel gambo, con la testina superba, pur nella timidità che li faceva sceglier!:' - i luoghi più nascosti per crescere;, superbi anche nel colore così trasparente e sfumato dei petali capricciosi e verginali, nella di– gnità con cui spandevano il loro sobrio e delicato profumo. Ma che un piede fosse passato, un piede rozzo e incurante, sopra di essi o anche, senza neppur calpestarli, li avesse appena urtati - quale rovina! : i petali, colti da subitanea prostrazione, perde:çe tutto il loro· vigore, le testine ciondolare malinconicamente sul gambo e il gambo stesso venir meno, e il rosa mutarsi in un livido colore di morte. Ce n'erano così, sparsi qua e là, tra l'erba; Livio coglieva anche quelli, ma Renata li scartava con disprezzo e qualche volta pareva compiacersi di finirli, pestandoli sotto i piedi finché scom– parivano. Lina avrebbe voluto sgridarla, ma non poteva: nell'atto crudele della sua figliola ella sentiva compiersi una fatale e quasi pietosa giustizia. Oh, se fosse accaduto anche a lei, allora, che dei piedi inesorabili avessero finito il suo scempio e l'avessero fatta scomparire dal mondo! Avevano ormai tre bei mazzi di ciclami, cangianti nei toni del rosa e del violetto; e parevano portarsi con sé, camminando, tutto il profumo del bosco. Lina vedendo, oltre il fogliame, che il sole già declinava verso l'orizzonte, e temendo sopra tutto l'ora crepusco– lare, aveva avvertito i figlioli che fra poco bisognava ritornare: ma questi s'erano seduti sull'erba, ai piedi d'un albero: volevano dividersi il mazzo raccolto dalla madre. - Ve lo dividerete a casa, - esortò Lina ; ma Renata a,veva già steso per terra un fazzoletto e cominciava a fare le parti. Le sue mani si muovevano con tanta prestezza, che Livio, per starle con gli occhi addosso, pur sospet– tando che lo ingannasse, non aveva né il tempo né il fiato di pro– testare. Fatte le parti, si scostarono, si volsero la scbiena e si misero- a radunare ciascuno il proprio mazzo. Renata lo faceYa con una certa grazia, infilando tra i ciclami, di tanto in tanto, qualche felce d'un verde tenero. Livio era impacciato e la madre si sedette accanto a lui, per aiutarlo. Improvvisamente udirono una risata. Lina se la sentì pas8are ibliotecaGino Bianco

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