Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
G. Pasquali dal moderno, ma diverso anche nei diversi periodi dell'antichità. E nella storia della fortuna di dati autori nell'antichità ha scritto, senza avvedersene egli stesso, una storia del gusto antico. III. Il più bello dei necrològi ci dipinge la ·figura alta e snella come di un generale della vecchia Prussia del miglior tempo, coi linea– menti rasi assai marcati, la bocca beffarda, gli occhi chiari, i capelli candidi luminosi. Io, che pure, senza essere stato intimo, l'ho visto spesso da vicino, beffardo non l'ho trovato mai; al più leggermente ironico. E sono convinto che la sua indole era benevola. Certo, egli ha ferito con sottili lame, 'e molti avversari si sono dovuti pen– tire di essersi scontvati con lui. Ma, se poteva essere crudele con dotti pretenziosi e vuoti, se è forse anche stato qualche volta in vita sua, in buona fede, ingihsto, con i giovani, se specie gli si davano per quel che erano, era cli indulgenza commovente. Come sapesse farsi forza per incoraggiare i novellini, ho già accennato di sopra ; ma anche con studenti più provetti, che già conoscevano le sue !Ila– niere, non ha mai usato frizzi che potessero dispiacere. Una frase come quella che gli ho sentito rivolgere all'autore cli un lavoretto troppo ampio per quel che conteneva : « Suadeo tibi ut opusculo tuo purgamentum cles, quo tenius :fiat », non poteva offendere, tanto più che ciascuno di noi senti com'egli si studiasse nel seminario di mettere i sodales a loro agio e se stesso alla pari con noi. Per i suoi fedeli (ma più fedeli erano, ed egli lo sapeva e lo voleva, quelli in– ternamente più liberi di fronte al loro maestro) aveva talvolta ri– guardi che farebbero parlare di tenerezza, se non fossero stati me– scolati di certa grazia birichina che toglieva il dolciastro. Un dopo– pranzo di lauree nell'università di Berlino: nella sala della Facoltà si tengono, come si suole o soleva colà per risparmiar tempo, parec– chi esami contemporaneamente, e ogni esaminatore, seduto al suo banco, interroga il proprio candidato. Membri della Facoltà vanno e vengono. Il dottorando del Wilamowitz era uno che è divenuto ora un :filologo dei più celebri : egli avevà naturalmente frequentato la casa del suo professore, tanto più che abitava nelle vicinanze· aveva anche stretto amicizia con la famiglia. - Il Wilamowitz co~incia l'esame offrendogli una pera riuscita molto bene : « È del mio giar– dino, gliela :rµanda mia moglie con i suoi auguri>>. In quel momento s'apre la porta alle spalle del candidato, ed entra il Vahlen, grande dotto, ma chiuso e riservato più che non sogliano professori tede– schi, perché freddo e acido, come capita a chi il produrre non riesce più, f~ile. Il Wilamowitz a voce sommessa : « Presto dentro la pera, ché c'è Vahlen ! ». Regalar nn frutto a un candidato durante BibliotecaGino Bianco
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