Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

26 G. Pasquali la letteratura di altri tempi alla stregua del periodo classico, con il quale per lo più questi non sono commensurabili, ma considerò oo·ni età di per sé nella sua individualità, e cercò in ciascuna il c;iterio immanent~ per valutarla, . .Se mai, il confronto fu con il pre– sente, non con l'età classica. J. G. Droysen aveva scoperto l'elle– nismo per la storia politica; il Wilamowitz, vincendo per sempre pregiudizi che vivono ormai, e di vita appa~ente, soltanto in profes– sori retrivi di regioni periferiche e in giornalisti, additò nèlla lette– ratura ellenistica una forma mentis che, 9uella sì, è compa,rabile e commensurabile con la nostra. E seppe intendere, e quindi giustifi– care, anche i grandi e i piccoli· delle età seguenti, gli atticisti e i sofisti, i padri della chiesa e sino i bizantini. Per il mito classicistico tutti i grandi, cioè, in pratica, oltre Omero e che so io ? Saffo e Pindaro, i poeti e prosatori attici del V e IV secolo avevano, nonostante le differenze che saltano agli occhi, cert'aria di ·famiglia. Il Wilamowitz non solo mostrò in con– creto (in astratto lo sapevano tutti da un pezzo, ma giova sempre poco) che anche l'età classica è storicamente condizionata, ma ci ha messo in gl'ado di scorgere fisionomie umane fortemente carat– terizzate là dove la generazione precedente vedeva volti eroici sti– lizzati e idealizzati, e per ciò appunto privati della personalità, ch'è sempre umanità. Egli ha messo in luce che ciascuno dei grandi scrittori ha i suoi problemi, non solò estetici, ma etici e religiosi. Alieno da ogni misticismo, intese che lo spirito delle età antiche si esprime nella religiosità dei grandi poeti e dei· pensatori, ch'è tutt'altra cosa da quella bassa religione che etnografi illuminano con il confronto dei primitivi. È caratteristico che la sua opera ultima, incompiuta, qualitativamente e stilisticamente diversa da tutte le precedenti, tratti della religione degli Elleni. Egli ha ri– tuffato la letteratura nella cultura, cioè nella storia. Quindi s'in– tende come, poiché gl'importava del complesso della cultura; abbia studiato con altrettanto ·amore la produzione scientifica e documen- taria quanto la letterarià. · Si è detto che questa sua storicizzazi9ne della classicità toglie il fondamento all' istruzione umanistica, annullando l'ideale di questa. Io dir_ei soltanto che essa ci costringe a- cercarne una giu- , sti:ficazione più profonda e che questa è necessità salutare. Al c6m– pito attendono in Germania, per il loro paese, i teoretici del neo– umanesimo,. con perfetta consapevolezza dell'innovazione wilamo– witziana. In Italia, paese latino, dove la tradizione umanistica è romana, il problema s'imposta diversa.mente e converrà additarne un'altra soluzione. È possibile che, specie nel primo periodo della sua attività, il Wilamowitz, per farci intendere più facilmente i Greci, ce li abbia troppo avvicinati, abbia talvolta disconosciuto la. differenza tra i1 mondo antico e il nostro, clie è essenziale, Ma egli Biblioi.ecaGino Bianco

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