Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

Ulrico cli w,ilamowitz- lJioellendm:tf' passeggiava su e giù per la sala piena zeppa (non venivano soltanto i filologi), si avvicinava a gran passi al ragazzo che gli aveva dato la risposta in germe vera ma maldestra e troppo involuta o troppo semplice, e cm-reggeva o integrava, guardandolo fisso e sorridendo benevolo. Non ho mai visto che egli, che pure aveva il frizzo pronto, si sia mai preso giuoco di uno di questi novellini. Nel suo orgo– glio, evi~ente e legittimo, era umano e modesto, perché nel più impreparato dei suoi matricolini riconosceva e rispettava il com– pagno della ricerca scientifica, Con i giovani aveva perfino pazienza, egli di tempera,mento pur vivacissimo, cioè, per amor loro era ca– pace di vincere se stesso. Io so di uno che si era iscritto a, filologia classica percM era stato sempre il primo in latino e in greco nel– l'ottimo ginnasio berlinese nel quale aveva fatto gli studi, e perché sentiva trasporto per le letterature antiche. Questo tale, dopo avere ascoltato alcune lezioni del Wilamowitz, disperò, perèhé parecchio gli era rimaRto incomprensibile. Prima di. decidersi a passare ad altro studio, andò dal maestro a esporgli dubbi e chiedergli con– Riglio. Fu accolto benevolmente. Era proprio necessario aver letto tutti gli autori cita ti a lezione'? Di molti, pri,ma, non aveva sentito neppure il nome. Il vecchio sorrise : non era necessario. Che cosa erano gli scolii, che tornavano a ogni terzo periodo '? Il Wilamowitz glielo spiegòi prese dallo scaffale un volume di scolii e lo aprì a caso: traducesse. Tradusse, con un po' cli aiuto: il maestro si ral– legrò e lo confortò con buona coscienza a rimanere fedele alla filo– logia, Quel giovane è divenuto ora un filologo dei maggiori. II. Il vVilamowitz ci narra nelle lii emor,i,e di avere nei suoi primi semestri studiato con altrettanto amore germanistica quanto filologia classica. Una prova, questa, che basterebbe, se non ne soccorressero altre, a mostrare quanto profondamente radicato già fosse nella tradizione letteraria della nazione tedesca, quando dal collegio di Schulpforta passò all'università di Bonn: per i poeti e i pensatori' tedeschi, da Herder in poi, non i Romani ma i Greci sono in primo piano. In quegli anni, inYece, la :filologia tedesca si concentrava intorno a problemi romani : storico esclusivamente ro– mano il Mommsen, conoscitore del latino arcaico, indagatore di grammatica, prosodia, metrica plautina il Ritschl, che aveva pon– tificato sino a pochi anni prima appunto in Bonn e vi aveva tirato su scolari degni di lui. Il Wilamowitz fu attirato verso i Greci proprio dalla ~sua educazione letteraria. Ma a lui toccò il compito di distruggere i Greci della fable con ce1111e dnRsi.cistica e quelli del mito romantico. Egli non misurò BibliotecaGino Bianco

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