Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
2J battaglia di Leuthen; ed egli stesso fu educato a un deismo illu– ministico e superconfessionale, che non conosceva intolleranze. Ne– gli Stati di Federico ciascuno poteva divenir beato alla sua ma– niera; e d'origine friclericiana sarà certo, a giudicar dal francesismo i-.maccato, la massima : « J edes Tierchen ha.t sein Plaisirchen >> (« ciascuna bestiolina ha il suo piccolo piacere))), che io ho sentito dalle labbra cli una vecchia signora di campagna della Prussia Orien– tale. Ma il rispetto alla personalità scientifica anche dello studente novellino era agevolato al Wilamowitz da quella facoltà di capire ,;li altri, di penetrare negli altri. "ch'è dote distintiva del :filologo (qua~do s'incontra in non :filologi, si suol parlare d'intelligenza). Questa stessa disposizione di spirito fece del Wilamowitz un grande maestro. Più di un necrologio ha citato con soddisfazione e approvazione un suo detto memorabile, ch'egli sentiva come ufficio suo principale (l/(J!Uptamt) qµello cli professore, anzi di regio pro– fessore prussiano, solo come ufficio accessorio (Nebenamt) quello di scienziato. E iÒ non voglio davvero negare che un austero senso del dovere, conforme alfa tradizione dei suoi maggiori, fedeli servi dello Stato prussiano, gl'ispirasse l'abnegazione di far lezione e pre– pararla a dovere anche quando era oppresso da tutt'altro lavoro scientifi'co, di non chieder mai, mai sino al collocamento a r.iposo, quel respiro di un semestre libero che ministeri tedeschi concedono liberalmente, anzi garantiscono talvolta contTà,ttualmente anche a, professori cli nome e merito molto minore. Ma credo che per lo più il far lezione non gli fosse fatica : egli era, come un intuitivo, cosi un comunicativo, per dirlo con parola che, in senso un po' dive:r:so, , ha coniato per il Croce Rodolfo Borchardt. Egli sentiva il bisogno di chiarire i suoi pensieri, esponendoli. Ma ancor più che nelle lezioni era maestro grande nelle esercitazioni del seminario. Qui sapeva trarre profitto dalle critiche quasi sempre ingenue, ma, per la stessa mancanza di presuppo!;lti, talvolta calzanti e utili, dei suoi giovani, e sapeva d'altra parte appropriarsi i loro problemi. Io credo che egli nelle relazioni con i suoi scolari avesse gioia,· più che d'altro, del contatto con la personalità fresca, non anc6ra levigata ma insieme impoverita e isterilita dalla vita quotidiana; cosi come a un uomo maturo e ricco· di esperienze interessa più la conversazione di un ragazzo che quella di un coetaneo, perché quello può dare anc6ra una risp<:>stainaspettata, questo non più. Più si compiaceva é meglio riusciva con i più giovani : io mi ricordo che, nell'unico semestre che fui suo scolaro, egli aveva organizzato un Oolloquium) un'ora settimanale di conversazione, su geografia del mondo antico, proprio per i ragazzi sbarcati freschi freschi dalle scuole medie. Faceva domande elementari; rispondeva chi sapeva e voleva, e la risposta era quasi sempre, anche se in fondo giusta, inesatta e inadeguata e primitiva almeno nella forma. Egli che BibliotecaGino Bianco
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