Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
Ulrico di Wilamoivitz-Moellendorff 23 commatico che periodico. Di quelle lunghe determinazioni partici– piali rinserrate tra articolo e sostantivo, magari caricate per so– prammercato di una proposizione incidentale, di quelle filze di participi e infiniti dipendenti gli uni dagli altri cacciate in fondo a un lungo periodo, che danno tanta noia a noi lettori latini, non più avvezzi a uno stile, nelle nostre lingue romanze, equivalente, se ne troveranno nella sua prosa.ben poche. Ma abbondano per compenso le punte. E a volte pare di scorgere non uno che venga innanzi con passo celere e sciolto ma uguale, bensì uno che corra un po' a sbalzi. Il Wilamowitz, come il Mommsen, cita per lo più solo le fonti an– tiche, non le opinioni dei moderni ; ma differentemente da lui pole– mizza spesso contro questi pur senza far nomi. Così la sua lingua, pur raggiungendo qua· e là le più alte vette, è intrisa del parlare d'ogni giorno, anzi persino dei gerghi di moda, anche là dove contro questi vuol protestare : ché chi reagisce, per il solo fatto cli reagire dà in qualche modo a diveclere l'influsso di quello contro cui si ribella. Tutto, dunque, tranne prosa classica, ma prosa emi– nentemente personale. È chiaro sin d'ora che non farà scuola (ché la generazione nuova oscilla troppo evidentemente verso il polo op– posto), né era desiderabile che la facesse: un simius wilamo,witzia- 1vus sarebbe, quanto allo stile, fosopportabile. E la gioventù del dopoguerra anche fuori d'Italia ha sete di disciplina : anche nello stile. Chi è così desultorio, - non può essere grande organizzatore. L'amore per la scuola gli dette una volta la forza di organizzare esemplarmente le esercitazioni degli studenti di filologia dell'uni– versità di B~rlino : l' « Istituto per la disciplina dell'antichità)), opera comune di lui e di Ermanno Diels, è ammirabile per la ric– chezza e la comodità della biblioteca messa a disposizione dei gio– vani, che vi passano la, giornata a studiare con più agio che non farebbero nelle loro camerette mobiliate, per i turni di esercitazioni sapientemente ordinati, distribuiti, graduati; ma egli volle che il direttore effettivo o almeno amministrativo fosse un collega più giovane. Ed egli stesso dichiara nelle Memorie di non aver mai richiesto all'Accademia di assumere per lui nuove imprese e di fornirgli collaboratori. Invece ha lavorato molto lui per essa, nelle commissioni e leggendo bozze per risolvere difficoltà nelle quali gli autori stessi erano rimasti impigliati. In questa discrezione, in questa rinunzia magnanima a un egocentrismo che in lui sarebbe stato giustificato, ha certo parte quel rispetto all'autonomia spiri– tuale dei giovani e del loro lavoro che il Mommsen non sentì in pari misura; e questo può a sua volta nel Wilamowitz essere re– tagofo fridericiano. Egli era nato in Posnania di stirpe nobile di col;nizzatori provenienti dalla •Marca; il nonno era il figlio adot– tivo del maresciallo Moellendor:ff, che vinse per il vecchio Fritz _la ibliotecaGino Bianco
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