Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
22 G. Pasqua.li metteva più visite, per compiere il libro prima di morire, sen– timmo che la fine era prossima,, perché la sua natura era socievole. Eppure aveva bisogno di tempo per leggere e spesso rileggere i te– sti nuovi, epigrafi e papiri documentari compresi, ma anèhe quelli vecchi che non rientrano nel canone del filologo «normale», padri della chiesa e naturalisti e meccanici, con particolare predilezione medici, specìe la silloge ippocratea, che, interrogata a d_overe, ci fornisce, com'egli vide tra i primi, copiose testimonianze sulla vita di periodi e di cerchie sui quali il resto della tradizione è muto. Donde poi prendesse le ore per le ampie letture moderne, è rimasto per me sempre un mistero. Certo fu lettore, come indagatore, ve– locissimo. Dal Wilamowitz, appunto perché fu totalitario e quindi desul– torio, sarebbe iniquo esigere l'organicità della, composizione e l'au– ·sterità dello .stile che distingue i libri del Mommsen. Forma di pubblicazione veramente adeguata al suo spirito furono. la note– rella brevissima e l'articolo o la memoria dalle dieci alle· settanta pagine. Ma scrisse anche volumi di grande mole. I più sono costi– tuiti di un nucleo centrale e di una serie di excursus) che, messi insieme, superano talvolta la lunghezza del nucleo. E talvolta questo stesso, a chi sappia guardarlo, si decompone in una serie di ricerche convergenti o parallele o anche staccate quasi· completamente le une dalle altre, collocate su piani diversi. E anche dove l'argomento e il fine dell'opera lo costrinsero a ra<;cogliersi in un'unità più rigo– rosa, per esempio nella breve esposizione della Letteratura greca deltanticl11ità pubblicata nella Kult'lllr der Gegenwart del Hinne– berg (1905)., può essere avvenuto che le parti per le quali egli in quel preciso momento sentiva me,10 interesse, sulle quali aveva meno di fresco e di nuovo da dire, in questo caso il p~riodo clas– sico, rimanessero poco più che schizzo (la sproporzione si è poi attenuata nelle edizioni successive). Non era fatto per scrivere ma– nuali; e sia i compilatori sia i lettori di manuali hanno infatti in uggia i suoi libri. Io li leggo con ammirazione e gratitudine, perché bado più alla gemma che al castone. Ma convien dire che la biografi.a di Platone, ch'è il primo volume dell'opera complessiva, e in certo . senso già l'Iliade e Om,ero sono unità perfette. Della Fede degli Elleni ho già accennato sopra, com'essa inauguri nell'attività del Wilamowitz un periodo nuovo, troncato sùbito in prin.cipio da una morte che abbiamo diritto di chiamare immatura, quantunque lo abbia colpito a ottantatré anni. ·Egli avèva anc6ra a quell'età la forza di rinnovarsi : proprio noi Italiani non dovremmo meravi– gliarcene, perché ci ricordiamo dell'impressione di prepotente no– vità che fece ai suoi tempi il Falstafj di Verdi. Anche nel Wilamowitz lo stile incarna perfettamente l'uomo. Esso procede agile e rapido, libero dal codino e dalla ·coda, piuttosto BibliotecaGino Bianco
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