Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

Ulrico di Wilamowitz-Moellendorff 21 come abbiamo detto,· associativa, e per quell'aspirazione alla tota– lità che con la natura del suo intelletto era congiunta indissolu– bilmente, non ebbe UJl problema centrale. È caratteristico che noi filologi leggiamo, ammiriamo, citiamo, altrettanto e più che le opere maggiori, le Lesefruchte, i «frutti della lettura», noterelle ch'egli prendeva tra il leggere, tra il leggere fonti antiche e lavori moderni sulle fonti antiche e pubblicava allineate un po' a caso le une di seguito alle altre nel periodico che a lui come al Mommsen fu più caro, l' H ermes. Il primo manipolo è del '98; ma ha seguitato a scriverhe e a raccoglierne per la stampa, come il direttore c'in– forma, sino agli ultimi mesi, per trentatré anni di seguito. Tra queste note si celano spesso i germi delle opere che non ebbe tempo di scrivere e che lasciò così a scrivere a chiunque se ne sentisse la voglia e la capacità, perché ogni gelosia era aliena dalla nobiltà della sua natura. Ma tra esse si trovano anche lavori perfetti e quindi non suscettibili di continuazione, emendazioni o interpreta– zioni di ·una parola, che illuminano tutto un documento o tut– t'un'opera d'arte. Egli fu un grande desultorio: trapassava con facilità singolarissima da un argomento a un altro. Ohi, .come me, lo ha conosciuto bene, pur senza essergli stato propriamente fami– liare; ha l'impressione che il lavoro non gli sia mai riuscito grave. Io l'ho veduto nel suo seminario pènsare a voce alta dinanzi ai giovani e·con i giovani, proporre un'interpretazione o una congettura, riti– rarla senz'ombra di rincrescimento dinanzi alle obiezioni che si inalzavano dalla nostra cerchia; o magari difenderla quel giorno mordicits 1 e poi la volta successiva dichiararsi vinto e rifarsi da capo; e ho avuto sempre l'impressione della massima naturalezza, mai quella dello sforzo. Ma qualcuno ch'è stato suo intimo, narra di giorni in cui non riusciva a concludere, in cui gli era forza la– sciare stare il lavoro e uscire nel giardino a sarchiare o a potare, o andare a passeggio nel bosco, che fino a pochi anni sono non era molto lontano dalla sua villa del West-End berlinese. « Talvolta la giornata è madrigna, tal altra madre», sapeva già Esiodo; e a quale di noi, a quale lavoratore intellettuale sono state risparmiate e tali giornate e notti insonni (dell'insonnia egli parla una volta inter– pretando una poesia ellenistica, come può solo chi la conosce per esperienza)? A ogni modo si ricattava, lavorando, appena l'ispira– zione venisse, con velocità incredibile. Io non ho neppure l'impres– sione che fosse un mostro di studiosità. Narra egli stesso di lunghe corse in bicicletta per il Grunewald, e, se andava poco in società in casa altrui o a teatro, riceveva volentieri: una sera la settimana aveva destinata a.gli scolari e ai colleghi, un'altra sera, almeno negli ultimi anni, leggeva un testo difficile in comune con grecisti giovani, assistenti, privati docenti, maestri di scuole medie. Quando, nel lugli.o passato, giunse notizia che si era rinserrato in casa e non am- BibliotecaGino Bianco

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