Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

18 G. Pasqiiali (e in Euripide tutta la tragedia attica) il Wilamowitz fa uso di tutto il materiale, linguistico. e. archeologico, che gli era presente. Un lettore che segua docilmente il commentatore, è messo a poco a poco, sia pure a prezzo di fatica grave ma non tediosa, in con– dizioni quanto più a un moderno è possibile simili a quelle degli Ateniesi che assisterono alla prima rapprei;;entazione della tra,– gedia. Il Wilamowitz mira e riesce molto spesso a distinguere, quanto nella sintassi, nello stile, nella metrica fosse tradizionale, quanto dovesse agli spettatori di Euripide apparire eccezionale o nuovo. quanto alla metrica,, qui e in alcuni «programmi>> cli Gottinga è già il germe di quella riforma che il Wilamowitz espose più larga– mente, se pure tutt'altro che sistematicamente, nel ricchissimo libro che inaugura l'ultimo decennio, la Grieohisèhe Verskunst (1921). Il motto di quei;;ta riforma potrebb'essere: quod vides perisse) per– ditum ditoas. Poiché la musica che accompagnò la recitazione dei cori è per sempre smarrita, leggia,moli presc,indendo dalla musica. Dunque non un ambizioso sistema di ritmica, ma una metrica indut– tiva ed empirica, fondata su larga mole di osservazioni singole. Metodo. ripeto e non sistema; ma metodo giovandosi del quale un maestro nori inabile riuscirà a insegnare praticamente a scolari do– tati di orecchio appena normale a riconoscere e a leggere anche metri a prima vista difficili: purch'egli e gli scolari rimandino a più tardi le questioni generali. Ma non della metrica importa qui a, me tanto quanto della storia delle parole, che il Wilamowitz, non linguista almeno in questo senso che non fu comparatista, prosegue nel commento in esempi abilmente scelti dal loro primo ::iipparire sino a Euripide, talora sino ben oltre E~ripide. Così noi risentiamo, se pure non immediatamente, le singole parole come le sentivano i contemporanei, perché -il significato di ogni parola nella sua· pie– nezza e nelle sue sfumature è contenuto nella sua storia. Ma impor– tanza speciale per la storia dello spirito greco hanno quelle parole che, mentr'ebberò prima un significato più concreto o più vag·o, di– vennero poi, ridotte ad astrazioni ma precisate, i termini tecnici più caratteristici delle forme mentali che i Greci scoprirono· e nelle quali noi Occidentàli anc6ra, viviamo. I commenti successivi, anche quello assai elaborato alle Coefore, ch'è del '96, non raggiungono la pienezza e l'altezza di questo primo; t3into :rp.enoquelli che si fanno sempre più fitti negli anni dopo la guerra, agli Epitrepontes di Menandro (1925), all' Ione di Euri– pide (1926), alla Lisistrata di Aristofane (1927), agli Erga di Esiodo (1928). Ottimi certo tutti, tutti ricchi di osservazioni nuove ; ma in parecchi di questi il' Wilamowitz sembra aver rinunziato a quel suo ideale di totalità, anz-i_annota i passi che più lo interessano in scelta un po' arbitraria, li annota o piuttosto vi accoda ex01tr- BibliotecaGino Bianco

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