Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

10 G. Pasquali anni del suo fiore egli non stimò e amò di tutta la letteratura impe– riale se non Orazio e, soprattutto, Petronio. E interprete sicuro rli opere letterarie non fu : non intende appieno le Odi romane del poeta che pure ebbe più familiare e più caro, chi compendia ciascuna di esse nella lode di una virtù astratta, chi in una vede persino l'elogio della carriera procuratoria istituita o rinforzata allora da Augusto, chi nel religioso e misterioso Est et fideli tuto silentio meroes scorge la promessa di un premio al burocrate discreto che non tradisce il segreto di ufficio. E, come al Mommsen non si schiuse lai poesia, neppure la poesia romana, così egli, poiché guardava tutto da Roma, vide male e travisò le condizioni sociali e le vicende po– litiche degli Stati ellenistici che Roma ,assoggettò: per la nazione greca egli non ebbe né occhi né cuore., - E quale lo scienziato, tal fu il suo stile. Uomo famoso anche in società per i frizzi non sempre temperati da carità, non dispregiò da giovane punte ·epigrammatiche, ma da un certo punto in poi sdegnò ogni facile effetto. Nelle opere della virilità e della verde vecchiaia l' espressione ha conseguito pacatezza e sobrietà esem– plare, sì da non richiamar mai su di sé quell'attenzione che spetta soltanto alle cose. Il periodo acquista sempre più compostezza e complessità, pur rimanen_do assoluta,mente perspicuo. Nel suo stile non si trova traccia delle terminologie politiche. e filosofiche ogni giorno nuove che la moda suole imporre a spiriti meno liberi, come mancano per lo più accenni polemici,- e sono citate solo le fonti, non le opinioni dei moderni. Forse negli anni ultimi la sua prosa sonava arcaica a orecchi avvezzi a uno scrivere più comma– tico, più balzellante; secondo me essa, fedele alle tradizioni severe della prosa scientifica tedesca, segna di questa la perfezione. Io non so compararle se non lo stile di un collega che egli stimò, il filosofo Edoardo Zeller. Ora i giovani, se non si danno anima e corpo all'in– flusso di Stephan George e di Friedrich Gundolf, riprendono con piena consapevolezza quella nobile tradizione. Il Mommsen fu un grande organizzatore : è naturale che chi ha ·a cuore un .solo grande problema, voglia aggiogare a esso tutte le forze sulle quali ha potere. Del principato dell'Accademia di Ber– lino il -Mommsen si servì senza scrupoli per creare il Corpus In– soriptionum Latinarum) la Prosop0graphia Imperii Romani) l'edi– zione del Oodex Theodosianws e quelle degli Aiw·tores antiquissimi nei Mon,umenta Germaniae. Ci fu un tempo che ogni giovane storico o filologo tedesco che viaggiasse nel Sud, lavorava per Teodoro Mommsen, trascrive.va e calcava per lui epigrafi, collazionava per lui codici. All'efficacia dell'.organizzatore non corrispose in tutto quella del maestro: il Mommsen ebbe tra i suoi scolari più intimi e· più devoti grandi epigrafisti e prosopografi, cioè tecnici abilis– simi, ma non un t3ologrande storico. :È naturale fosse cosi: chi negli BibliotecaGino Bianco

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