Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
-p. MILANO, .Lessing 125 sodio ed intenzioni sarebbe valso a tracciare ancor più marcatamente i limiti di Lessing. Ma non dimentichiamoci d'aver davanti un profilo. Che trascende già ].a sua modesta definizione e fa desiderare per l'antica letteratura te– desca, conosciuta da noi anche meno della recente, una guida che ripeta in ampiezza e in istoria ciò che qui è così ben ·riuscito nel limite cli un'ora del tempo e nella figura di un autore. ENRICOROCCA. ,ELISABETTA NARISCHKIN-KURAKIN, sotto tre Zq,r, Memorie di una Mare– scialla di Corte. - Bemporad, Firenze, 1931. L. 15. Mentre d'un gTande editore francese si dice che pensi di concludere una sua collezione, ormai scialba, dedicata al romanw delle gra.ndi esi– stenze, da noi si è ancora persuasi che l'attra.ttiva del «romanzato» debba agire per forza anche sui lettori più restii: solamente per questo, io credo, i ricordi di Elisabetta Naryi:.kina hanno trovato posto in una ' collezione, appunto, di « storia romanzesca», fra un libro sui briganti e le brigantesse dell'Ottocento e una tarda riduzione delle memorie di Alessandro Dumas padre. Dalla rivoluzione francese del 1848 alla rivo– luzione russa del 1917 son settant'anni di storia che la, Naryskina, morta da poco a Parigi, s'è vista scorrer dina.nzi, spettatrice di prima fila fra le più attente, curiose e schiette. Educata nella Francia moderata di Luigi Filippo e della ,seconda repubblica, ini?àata alla vita di Corte da quella granduchessa Elèna Pavlovna che cooperò autorevolmente al moto di libera.zione dei servi della gleba, attiva presidentessa, - per lunghi anni, - del comitato di assistenza ai carcerati, ella serbò .sempre, anche nei momenti in cui la Corte russa sembrava, piegarsi alle manifestazioni d~un misticismo isterico, una serenità di giudizio e una larghezza d'idee, che non abbiamo avuto modo ,di veder rispecchiate in nessun altro libro uscito dal suo ambiente in questi anni. Tanto più spiacevole, dunque, che il testo sia- scorretto e poco attendibile, per colpa, presumibilmente,. di René Fulop-Miller, il quale incitò l'autrice a riordinar queste pagine e ,se ne fece a Vienna primo editore, e di Luigi Bandini, barbarico tra– duttore dal tedesco -d'un testo non sa,ppiamo se russo o francese. Davvero queste memorie meritavano cure maggiori. La personalità della Naryskina è interessante e simpatica, e proprio perché i suoi giu– dizi ,severi non vengono da uno spirito studiatamente giacobino : in una rivoluzione è sempre più rispettabile un chlca d'Artois che non un Phi-' lippe-Egalité. Ella s'indigna nel vedere che « la vita politica e intellet– tuale si svolgeva esclusivMnente entro il cerchio incantato della gente di Governo e di Corte: ivi tutti gli intrighi, gl'influssi, le decisioni, i so– spetti; e tutto ciò era cosi estraneo alla gra.nde Russia sarm.atica come se si fosse trattato di due pianeti diversi>>; però, a proposito d'ogni piccolo sca.ndalo di ,Corte ritiene; convinta, che ne parlasse « tutta Pietroburgo». Più che altro, ella non vuol essere confusa con coloro che nell'esito d'un processo politico finito con un'assoluzione scorsero l'origine d'ogni sconvolgimento futuro, incolpandone perciò chi aveva osato dirigere imparzialmente il dibattito: « Ci sono anche oggi degli spiriti piccini e superficiali che ritengono che Koni abbia dato la v-ia alla ioteca Gino Bianco
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