Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

120 J. FAYARD, Mal d'amour Che cosa resta nella mente del lettore di queste rapide 380 pagine di romanzo ? Poc~e scene. E anzitutto, quella indicata già della refezione ~sull'erba; poi le p~gine d~ll'idillio ad Arcachon fra Jacques e Floren~e (in quella disinvolta ospitalità familiar,e un lettore moralmente un po' ri– goroso avrebbe a che ridire; ma il tono di vivace verità onde è descritto l'ambiente salva in parte l'eccentricità dell'episodio); la scena del pranzo nello studio del pittore; le pagine dell'attesa di Jacques per _le scale, e qualche altro episodio di minor f'Onto e p•roporzioni. Non manca, di– remo per concludere, nrgli ultimi capitoli, un pizzico di psicanalisi d'una piacevole superficialità: vera applicazione mondana del freudismo. E non mancano, infine, sparsi per il .libro, boyq,uets di fiores sententia– rum, della forza di questi, giusto per citarne qualcuno : « Le coeur des hommes, comme les seins des femmes, doit etre dur >>; « No~re mal, c'est d'etre enfermés dans nous-memes sa,ns espoir d'évasion, alors que nous voudrions par tous les moy~ns échapper ~ cette obsession : par le voyage, par l'ai<t, par l'amour »; e farei torto al 1ettore se osservassi quanto questo tema sia dive:f:Ltato frusto nella corrente moneta letteraria di que– sti anni. Ma il Fayard ha il merito di no_p. insistervi, di dir queste cose, e altre della medesima profondità, con un -tono conversativo,- quasi come per un',ecq arrivata ai suoi orecchi da, 1:1,ltri salotti. E perciò il suo romanzo, che non è certo di quelli che si andranno a rileggere, può ali– mentare, per quindici giorni, la cronaca dell'anno che muore. G. TJTrA RosA. Les romanoiers italiens, presentés et traduiLs par B. CRÉlMIEux, P. Rr– VAL, E. MARSAN etc. - De,noel et Steele, Paris, 1931. Fr. 16,50. Tutte le riserve che si sono fatte su questo utile libro, ca,drebbero, o perderebbero di gran parte del loro peso, se il volume fosse stato prèsen– tato con un titolo diverso : Moroeaum ohoisis di prosatori italiani, brio– à-brac· o qualche cosa di simile. Così com'è, il libro non può non destare una certa sorpresa, e per i nomi scelti e per le pagine preferitè, che sono novelle o prose varie, non pagine di romanzo. Riguar~o ai nomi è facile supporre che i compilatoci non abbiano creduto possibile u.na raccolta di soli romanzieri, in una letteratura come la nostra, nella quale il romanzo in senso stretto ha fasti piuttosto rari e non sempre inconte– stabili; e che abbiano preferito tenersi ti,l largo, accogliere novellieri, scrittori di prose diverse, maga,ri diaristi, ma ammetterli in quanto nar– ratori, cercando• nell'arte loro pagine· o composizioni più vicine che foss~ possibile al criterio tradizionale del racconto. Ed ecco, pe:r:questa via, introdotto il Soffici_di Arlecc,hino, il Papini di Cento pagine di poe– sia. Non ci lagneremmo del criterio se esso fosse stato seguito più làr– gamente; ma dove cercheremmo qui Palaizzeschi o Pea o il Cecchi ·della Lettera di presèntaziorié? · A dire il vero non saremmo stati scontenti se il Crémieux e i suoi amici fosser? r~masti fissi 3:1 .chiodo del « romanzo >> e introducendo, per esempio, Or1am, De Marchi e la Serao, della vecchia-guardià Pea Ci– . cognani o il Benco dell'Atmosfera del sole, della generazione' di m~zzo, Bacchelli e Moravia, delle classi più recenti (chiedo sùbito venia del pot-pfJUrri e delle omissioni), avessero cercato di presentarci, anche· a BibliotecaGino Bia'nco

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