Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
J. FA-YARD, Ma,l d'amo·ur 119 Stendhal ascoltando una vièce di Molière, dl'\vono avere una forza pro– bante, e·voleva appunto intendere il peso d'una realtà moralmente certa-. Sicché, posto quel carattere, Jacques non potrl'\bbe regolarsi diversamente da come fa di fronte a .Floren,ce, il che in fondo è la giustificazione del li– bro. Egli sente d'amarla solo quando sta per sfuggirgli, o gli è sfuggita; allora si getta alla rice_rca di lei, s'affanna a riconquistarla; e quando e-i ril'\SCe,non in verità soltanto per la forza del suo amore, ma piuttosto per i ritornanti capricci de~la donna, sotto i quali sentiamo tuttavia ·operare anche un bisogno d'illudersi, un impulso a conqui&tare con quell'amante una vera pienezza amorosa, la volontà di lui si allenta; e ciò perché ora vi s'insinua lo scrupolo, ora un'irritazione nervosa, ora una sorta di raggl'\lante debolezza: veri acidi morali che rodono alla radice quell'inizio d'azione che porterebbe, se non fosse colpita, a una risoluzione vera e propria, fuori del cerchio in cui s'intrecciano tormen– tosamente le velleità di Jacques. Invece, assisti;imo in lui costantemente a un lievitare di tentativi d'azione che non troveranno mai uno sbocco conclusivo. E questi tratti psicologici fanno di Dolent quel personaggio che si diceva in principio, parente-stretto di tanti grigi semia,bulici, più 't> meno preda di quell'irritabilità nervosa, a un tratto scattante e subito perplessa e angosciata, che ci sembra essere, in sede psicologica ma talvolta anche artistica, una delle caratteristiche della sensibilità morale dei giovani del dopoguerra. Il Fayard non porta certo questa caratteri– stica à un grado più approfondito, né l'intensifica; ma l'avvicina con attenzione, la mette a contatto diretto con una serie di fatti, e la fa scattare. E con uno scatto egli quasi costantemente risolve le situazioni; talvolta non senz;a,un _certo gusto dell'artificioso, pur usando un dialogo nervoso che rimbalza in giochi serrati e leggeri, atti a colorire rapida– mente gli elementi e le sfumature di una puntuale psicologia amorosa. Ma anche questa qualità, ch'è pure _u_nadelle più evidenti del romanzo, fa piuttosto parte di quel clima di serra nel quale fiorisce, con fruttifica– zioni molto spesso discutibiliJ tutta una zona-del romanzo francese d'oggi, forse la zona lassù più tradizionale se chi la coltiva e difende può ogni tanto richiamarsi ai profanissimi padri di quell'indagine morale dei sen– timenti che furono i moralisti del gran secolo. Ma la dìfferenza è grande; ché dove quelli, classicamente, con un tratto, e direi con un sol colpo di sonda, toccavano fondo, inscrivendo la loro scoperta morale entro una legge universale del cuore, costoro, i tardi nepoti, sopra quel tronco moltiplicano i geroglifici, fiorettano l'occasionale, fanno contrappunti dì ..squisite e astratte sottiglit=,zze. E ciò non si dice per il Fayard che non giun'ge, per suo conto, nemmeno a questo punto; anzi, è suo merito ridurre la cosiddetta scienza del cuore a schemi un po' andanti, attra– verso -una scrittura corsiva, rapida, insaporita d'a.rguzia e di grani sentenziosi spesso tutt'altro che lini. Il che vuol dire in sostanza che questo suo romanzetto è niente più che una lettura piacevole; non an– noiante, sebbene non manchino pagine ove lo scrittore si provi ma con scarsi risultati (e si vedano specialmente quelle che iniziano il capitolo decimo) a suggerire l'immanenza del dolore nella vita dell'uomo mo– derno, attraverso un' astratta contrapposizione del dolore fisico col morale.
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