Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
GANDHI, Autobiografia 109 Ci han tanto descritto gli orientali come dei contemplativi, dei tempe– ramenti fantasiosi ed inerti : chissà che a. cose ben viste, e quando tutti avranno medi~ato certi grandi eventi oggi in corso,. questo luogo cò.rnune non debba essere rovesciato ? Già oggi, chi osservi gl'Israeliti, ossia una razza orientale che vive in mezzo a noi, deve concludere che, se il loro temperamento psichico potesse riassumersi in una parola, questa parola sarebbe azione, o pratioità. Forse l'apparente quietismo di molti orientali non è che l'estrema forma assunta da una forte volontà rettilinea, la quale, dopo avere spe– rimentato ed eliminato mille altri ,moti, divergenti ed oziosi, si è con– centrata e chiusa in se stessa, e nella sfera della vita individuale in– tende realizzare e celebrare le proprie vittorie. Gandhi è contentissimo quando può eliminare il latte dalla propria dieta; è umiliato di una piccola ipocrisia casuistica adottata, quando, estenuato dalla,malattia e dai digiuni,. ha ceduto ai m~dici e alla moglie che insistevano per fargli prendere almeno del latte di capra. Quando un suo scolaro o un se– guace del .Satyagrahi (resistenza passiva) ha commesso una mancanza, egli punisce se stesso infliggendosi due o tre giorni di digiuno assoluto. _ Volendo scherzare potrebbe dirsi che questa è un'ascesi dietetica. E sarebbe scherzo cattivo e male a proposito, se si pensi alle grandis– sime differenze di_ psicologia, di ambiente, di tradizione religiosa fra noi e gl'Indiani, per cui è ad essi condizione di elevamento spirituale ciò che a noi può apparire un'insignificante esteriorità. L'ascesi ha bisogno di -riferimenti materiali, di consacrare anche :fisicamente le sue piccole progressive conquiste sulle debolezze della carne; superfluo ricordare che anche la Chiesa nostra mantfone e impone queste minute e simboliche rinuncie. Taluno dice anc6ra che l'a,zione propagandistica, politica e rivoluzio– naria di Gandhi è un motivo sovrapposto a quest'ascesi intima, o addi– rittura una deviazione da essa. Questo libro, chi sappia leggerlo, sfata la sentenza. Il Dio verso cui muove l'anima del Mahatma è verità, ma una· verità come solo i massimi spiriti religiosi intendono, realizzabile attraverso l'azione· esteriore e interiore. Combattere l'errore, diligere la giustizia, sono i due principii elementari, e non davvero esclusivamente indiani, di tale processo. È l'esercizio della carità, dal quale sorge la speranza, e questa poi rafforza la fede; ed è amml?sso, come dicon gl'Inglesi, che «la_ carità comincia a casa propria». La lunga lotta. di Gandhi, avvocato nel ,Sud Africa, per toglier di mezzo le vessazioni giuridiche e spicciole di cui son vittime i suoi connazionali, rion sorge e non s'impone allo spirito di lui come un'impresa che abbia il suo fine in se stessa; ma egli mancherebbe a quella attiva e continua ricerca della Verità, che è la sua molla e il suo dogma fondamentale, :,ie non met– tesse tutto se stesso al servigio di questa causa, che immediatamente lo tocca, e gli appare come un cimento, una prova, che Dio gli offre perch'egli pratichi ed affini la sua buona v.olontà. Tornato poi in India, è lo stesso processo, dall'interno all'esterno, che lo porta ad apparire come il santo e il profeta, e un poco il ,mal'tire, della causa dell'indi– pendenza indiana, non contro, ma dentro l'Impero britannico. La sua massima forza trae sempre origine dall'esempio del RUO personale sacri-
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