Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932
108 · F. CRISPOLTr, Alla scuola di Dante vabile della plasticità corporea : ma. rileggere quelle esortazioni sarà sempre utile, a chiunque, anche oggi. Né è lasciata mai occasione a far diventare nutrimento di vita la pa,rola che interpreta, o annota. Henry Cochin credé posS>ibile, all'uscire dell'umanità dalla grande tragedia de.lla guerra, che i popoli si convocassero per il sesto centenario dantesco sulla tomba, di Dante a suggellare l'opera della giustizia universale umana finalmente compiuta. Nobile utopia,: Dante resta -anc6ra il mi– nistro e il profeta delle speranze immortali -che dovranno avverarsi, e sa il senso e il valore della, lotta, che non cessa, tra l'ideale·e il reale. « La parola di chi sovranamente cantò quella lotta a,dditanrdoci le vie per usciI'lile a vittoria, è parola di ieri, di oggi, e di sempre». ETI'ORE ALLODOLI. GANDHI, Autobiografia, con prefazione di' G. GENTILE. - Treves, Milano, 1931. L. 35.. . È un buon libro, questo. Ma sarà bene intendersi, qui fra noi_italiani, italiani presumibilmente colti, e moderni, in che. senso è un buon libro. Perché, anzitutto, come organismo d'insieme, è difettosissimo : sono in realtà molti pezzi autobiografici dovuti alla penna del Mahatma, raccolti e tradotti da un suo aderente inglese, e ritradotti poi dall'in– glese in italiano (la traduzione in qualche puato appar fre,ttolosa). Le idee direttive della vita· di Gandhi sono però così poche, grandi e sem– plici, che traspaiono anche da questa sorta di zibaldone; ma se il let– tore vi ricercasse quelle. più sottili, intime e sfumate esperienze cui ci hanno avvezzi le migliori autobiogra,fie occidentali, rimarrebbe deluso. Questo difetto non si può tanto imputare a chi ha raccolto o tradotto il volume, quanto all'autore stesso e alla sua maniera di concepire e di esprimersi. Gandhi non è speculativo né lirico in alcun senso europeo di queste parole; ci appare invece sempre come una volontà in moto, sia che l'azione volga all'esterno, verso il raggiungimento di fini pratici mondani, sia che all'interno,. al fine anch'esso pratico di quella perfe– zione dello spirito, il cui valore è in sé trascendente, perché :non può commisurarsi a nessuna esperienza finita. Nell'azione mondana come nell'azione interiore Gandhi segue in realtà una linea sola, quella ch'egli chiama della Verità, o Ahimsa. Guardando più dappresso, si vede che la ricercata perfezione dell'anima non è tanto un mezzo a raggiungere tal,e yerità, ma. quasi ,sinonimo di essa.' La Verità è il culmine, infinita– mente raggiungibile e irraggiungibile, di un'ascesi; la mèta suprema, in talune di queste pagine, sembra molto rassomigliare alla suprema pace dell'annullamento buddistico. D'altronde ci confessiamo troppo ignoranti delle dottrine della religione indù per poter giudicare se e in che senso e \Il che modo, il Nirva,iia buddista possa ravvicinarsi ~lle creden~ religiose specifiche del Mahatma. ·Quest'ascesi è comunque il Ìeit motiv del libro. Esso· contiene la se:rnplice storia di un'anima in cerca di elevazione· e puriificazione · le idee, le ben formulate dottrine teologiche e morali, in un simile pro-· cesso, hanno un'importanza secondaria; sono dei punti di riferimento, o delle parole d'ordine, per l'azione: bandiere, miti, in foggia di cànoni. BibliotecaGino Bianco
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