Pègaso - anno IV - n. 1 - gennaio 1932

V. MONTI, Epistolario 97 Un epistolario, per- le inevitabili lacune delle lettere smarrite o ce– late, e soprattutto per la mancanza di tutti quei passaggi e fatti che mai furono consegnati a~ un foglio, e sono spesso, anzi quasi sempre, d'im– portanza decisiva, non tanto insegna sulle vicende quanto sullo stile umano di ·un autore. Per un poeta, a parte dunque il valore documen– tario che il carteggio ba nella storia civile e lettera-ria, esso è una con– ferma di quel che la sua poesia ci ha già rivelato: talvolta, in qualche passo, è la premessa o la continuazione di una poesia. Le lettere del Monti recano il segno di una cordialità aperta verso gli uomini e la vita, in una prosa florida e leale, ove le sorridenti e lusinghevoli volute -sono un modo di attrar benevolenza mostrandola innanzi tutto ai corrispondenti : un modo, se si vuole, di innocente adula– zione per far ad essi piacere e di quel suscitato piacere, a propria volta, godere. Il Monti era poi di quelli che, amando moltissimo se stessi, non sanno voler male agli altri, perché, infine, si farebbero torto. Tutti i suoi impeti e sdegni si calmano nello splendore delle parole, nel sale samo– satense, come allora usava dire, nelle virtù canore dei vocaboli. Ma egli poteva poi, dopo le polemiche, rappacificarsi coi più acerbi avversari: in verità egli non li aveva mai odiati, e poi gli avevan offerta materia. per magnanimi sdegni di bellissime parole ! I pregi letterari delle lettere, che rare volte sentono la sciatteria della fretta, sebbene sempre siano alquanto neglette, consistono in una fluidezza di prosa giovane, colta e sostenuta, giovialmente cordiale, che sa passare per tutti i toni medi con rara pienezza, come in certe voci umane dalle note_centrali ricche, di tempera plastica e caldà.. Le lettere d'adolescenza e di giovinezza sono di un tono lieto e tut– tavia pensoso: raccontano la vita del seminario, la velleità che ebbe il ·poeta di diventar francescano, lo studio della medicina che egli non amava ma che tuttavia preferiva a quello delle leggi voluto da sua madre: i primi passi letterari: e ci son tante pagine eleganti e curiose come i seguenti r;1,gguagli al fratello Don Cesare : Ho però preso l'uso di bevere ogni mattina il brodo di endivia, ch'è molto rin– frescante, e che dolcifica il sangue non poco col prenderne spesso. La sera pure non prendo altro cibo, che poche fette di pane inzuppato nel– l'acqua delle Fontane di Trevi, un ramo delle quali passa dentro al palazzo Panfili, dove io abito. Questo sistema di vivere mi giova moltissimo, e fa che io possa reggermi al tavolino quanto voglia senza sentirne alla testa alcun pregiudizio. Dopo i primi trionfi nell'Arcadia romana, la sua fama cresce di giorno in giorno e sfavilla, vivissima nel 1787 con l'Aristodemo. Ma quando nel 1793, ispirata dalla morte di Ugo Bassville, venne fuori la cantica famosa, si parlò di lui come di Dante redivivo e tra i primi a muover questa lode fu quel Francesco Torti che doveva poi diventare uno dei più accesi avversari del Monti. Ormai dalle pa– storellerie si è passati alla bellicosa realtà rivoluzionaria: e il Monti, non ostante la Bassvilliana e il suo desiderio di quiete, è assai più vi– cino agli spiriti liberali della rivoluzione che non a quelli di Roma pa– pale. Le vicende europee incalzano con tale rapidità che l'ispirazione del 7. -.P~aso.

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