Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931
706 B. Oioognani seguiva con l'occhio i preparativi. Aiutò il dottore a far l'iniezione alla bimba. E quando il dottore fu andato via tranquillati di nuovo tutti, e nella villa ritornò la quiete - la voce del miracolo s'era diffusa, accolta da tutti come una certezza: lo spilungone giurava d'aver veduto, lui che era sul piazzale, come un bagliore a un tratto intorno alla' :finestra aperta-, e Romualdo accondiscese a tornare a letto - era stanco sfinito -, e l'Ersilia e la Raffaella, nelle loro camere ebbero ripreso sonno, e anche Barberina, ora con un guan– ciale solo, si fu riaddormentata, Beatrice rimas~ a,ncora nella ca– mera della bambina.' Soltanto, ora, di nuoYo la luce del lumino da notte, nella, torre di porcellana diafana. Beatrice, seduta accanto al lettino, contemplava la creatura salvata. Un sentimento nuovo d'amore empiva l'anima di nna non mai provata dolcezza. Amore .verso la creatura dormente ora con un soffio quieto, amore che si stendeva dintorno anche alle cose, , amore verso quell'uomo dianzi a,ttaccato piangente e ridente al collo della creatura, l'uomo che aveva anche a, lei mostrato e voluto tanto bene: ella non vedeva ora che quel bene, e n'era commossa e lo con– tra,ccambiava. E a,nehe tutti gli altri ella vedeva ora con occhio di-_ verso: suo padre, sua madre, tutta 1a gente. Nessuno, nulla le sembrava, più estraneo: in tutti, in ogni cosa., una parte viva di lei e in lei una parte viva di tutti, di tutto. E questo le clava, una com– mozione, una specie di ebbrezza soave. Sentiva il perché della vita, la gioia della Creazione. Sotto un aspetto nuovo le si ripresentavano le forme, sotto una luce nuova glì avvenimenti, i casi delle altre esi– stenze: e insieme una pietà di tutto e di tutti: un senso di grandezza quasi sublime e di sciagurata miseria ~i fondevano in 1Jn sol rispetto per ogni vicenda, per ogni fatto umano. E una teiierezza, ora, e insieme un bisogno la movevano ad un amore che abbracciava tutti, comprendeva tutto : ogni altra cosa, di fronte a questo, piccina ed angusta. Sentì proprio :fisicamente il bisogno di un respiro più largo. E riaprì la :finestra. La notte. La notte d'aprile. Le stelle. Il sonno, sotto le tacite stelle, di tutte le cose; e nel Sonno di tutte le cose, nel– l'infinito silenzio, nel palpitar delle stelle, una presenza vegliante, un amore immenso : Dio. Il cuore le traboccò. Senti inondarsi glì occhi di pianto; e vol– gendosi in alto, dove.i mondi infiniti tacitamente cantavano la ma– gnificenza di Lui: « Fammi la grazia, Signore, ch'io viva,: non farmi morire!)). BibliotecaGino Bianco '
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