Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

704 B. Cicognani L'Ersilia andò via di corsa. Beatrice rimase con Barberina sola. E per un istante la fissò ancora avendo però l'anima in Dio, pregandoLo de:o.tro di sé con tutta la forza. Capiva che cosa volesse dire preghiera. Quel che ella stava per fare, bisognava che avesse l'aiuto anche di Lui, la consacrazione anche deUa volonta di Lui. Non c'era da indugiare un attimo. Gli ultimi rantoli, che a chi li sentiva schiantavano il cuore. Gli occhi già vitrei, la faccia cia– notica : la morte per asfissia. Uri colpo di tos~e. Forse era l'ultimo: forse era quello da cui la himba sarebbe rimasta soffocata. Beatrice incollò la propria bocca sopra la bocca di Barberina ; e con tutta la forza dei suoi polmoni potenti, con tutta la forza dell'a,nima, mentre il colpo di tosse aiu– tava in su con la sua, spinta, perdutamente aspirò. Al prepotente aspirare di lei, addoppiato allo sforzo del piccolo corpo per espellere il male, qualcosa si distaccò dalla gola della bambina; e portato su dall'aspirazione irruppe in bocca a Beatrice. Beatrice sentì quest'irrompere in bocca d'una specie di biòccolo : strinse le labbra; le staccò da quelle di Barberina - Barberina aveva fatto un respiro libero, subito rigioendo. Ella prese il fazzo– letto, sputò nel fazzoletto. Non le venne neppure il pensiero di sciacquarsi con un disinfettante o forse le venne ed ella non vi attese più di quel che non avrebbe in quel momento atteso al volo, d'una farfalla intorno alla lampadina elettrica. Guardava Barberina. La bimba respirava già meglio senza con– fronto; la voce, ancora un po' velata: «,Mammina)); e un sorriso. Sorriso negli occhi da vitrei ora tornati vivi, riacquistato il loro brillìo : sorriso sopra le labbra ancora un po' tremulè : la faccia co– sparsa tutta d'abbondante sudore come dopo una spossante fatica;. e adagio adagio attenuarsi il cianotico in un rosso vivace. Beatrice chiuse la :finestra perché il fresco dell'aria ora non facesse male alla bimba, visto quel suo copioso sudore; e con ·un fazzoletto pulito le asciugò le labbra. Per la bambina;, per lei, sì, era il caso di fare uno sciacquo. C'era nell"' armaa.ino della farmacia,,. la soluzione dell'acido bmico; ella ne riempì il bicchiere di Barbe– rina: le disse come _sifacevan gli sciacqui: Barberina mostrò d'es– ser brava. La ricompose a sedere nel letto con due guanciali freschi dietro : le fece infilare il bel " golfino" celeste : e allora, dopo averla, ancora contemplata in silenzio, si chinò sopra di lei e le depose,. sfiorandole la pelle appena, un bacio sopra la fronte. Visibilmente ella non piangeva: ma, se avesse dovuto pronun– ziare anche una sillaba sola, avrebbe da.to in uno scoppio di pianto. Quando Romualdo entrò insieme al dottore, era così fuori di sé che non connetteva. « Per carità me la salvi, dottore)). Giù, ap– pena era sceso, aveYa buttato alla prima; persona la domanda: BibliotecaGino Bianco

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