Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

I sessant'anni di Heim·ich JJlann 679 danna ·ma non aderisce, un avvicinarsi alla saggezza, un ritorno all'isolamento. Rif~cciamoci ora agli inizi. Heinrich Mann, come chi ha troppe cose da dire, no~ deve mai aver letto molto. Tanto più hanno d'aver lavorato su di lui le letture di gioventù. Il decimonono secolo fran– cese, - ideologia democratica e naturalismo narrativo, con una punta di politica sociale, - è il terreno su cui, visibilmente o meno, posa i piedi per tutta la vita questo scrittore tedesco. A Zola egli consacra nel '15 il più vissuto dei suoi saggi, a Hugo a Stendhal a Flaubert e ad altri francesi il suo ultimo ·volume Geist Ulfl,d 1'at (1931); Salammbo rivive nelle orgie cromatiche di V e1VU,s, f finali zoliani si ritrovan rinverditi in quelli della trilogia impe– riale; Balzac, il meno citato, è quello che più s'avverte fin dal primo romanzo Im Schlarafferiland (Nel paese della cuccagna, 1900), quello che più persiste ne' segreti propositi dello scrittore. L'inconfessato desiderio del giovane ,Mann è di creare una Co- 1nédie humaine tedesca, di dare alla Germania il romanzo sociale che le manca. 1 Ma come, se non esiste società ? Dico società, vita so– ciale nel senso francese, sul quale terreno è spontarieamente fiorita tutta una letteratura da Ohoderlos de Laclos appunto a Balzac e, se volete, al « tempo perduto)) di Marcel Proust. Senza parlar del teatro. Quest'humus fecondo può chiamarsi in Italia famiglia e provincia; in Germania è individuo, tutt'al più organizzazione, col– lettività. La quale ultima però non ha prodotto tra i tedeschi che passeggiere· mode letterarie mentre son frutti dell'individuo, gloriosi nei secoli, filosofia musica lirica romanzo di sviluppo in– dividuale. Puro caso che da Goethe a Keller non solo, ma fino a Remarque Glaeser Roth Kesten, cioè fin tra i più bizzarri trave– stimenti di un'arte cosiddetta obiettiva, abbia fatto capolino l'indi– vidualissimo Entwicklungsroman? O non piuttosto m6nito di una tradizione, comunque importante quando non è proposito delibe– rato? Innovare, d'altro canto, sempre si può, ma a patto di non portar palme in Groenlandia, di non ostinarsi cioè a introdurre un genere là dove al suo spontaneo fiorire manchino le indispensabili condizioni ambientali. - Appunto per questo Im Schlaraffenland, evidente ricalco bal– zacchiano, sa di trapianto e di serra. Questa Berlino fine di se– colo, a prescinder da certe variazioni attualistiche, è troppo simile àlla Francia di Luigi Filippo per somigliare davvero a se stessa. Analogamente quel giovane Zumsee, - ch'entra nel paese della cucoagria per le grazie della stagionata. moglie del banchiere T'iirkheimer e che perde la testa quand'è costretto, se vuol vivere, a sposare la mantenuta di costui con la quale tradì entrambi i co– nino-i - ha tanto poco la statura di Rastignac e il cinismo resi- o'

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