Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

756 E. PEA., Il servitore del Diavolo - La figlioccia Un ritratto di lui si potrebbe ricavare dalle sue parole stesse. E nello Spaventaaohio c'è un cenno di desiderio a una vita randagia,, che non è da considerare poetico sogno. In Moscardino poi, e nel Volto santo, e in questo Servitore del Diavolo, sempre si compiacque di descriversi: la sua faocia, l'occb,io un poco spento, la barba ebra.ica, e l'indole, quel furbesco ovecchiare e voler saper .tutto, dissimulatamente, che imparò quand'era servo e soggetto in Egitto, e-che è a,nc6ra d'oggi, e l'ammiccare del suo sguardo traverso, il sottintende-re coperto a ogni parola, il dire a mezz'aria, e l'interrompersi sul più bello con uno scrollar della testa. e dei folti capelli, per lasciar sospeso chi l'ascolta, quando più, proprio, vorrebbe saperne. E chi vuole cerchi nei suoi libri. 'rr:overà ài questa suai natura, figu– rata e descritta la discendenza, col risalir lontano: al nonno, per spie– garsi la torbida peccatrice sensualità, e l'estro, e il gusto di cercar paesi, e la tarda sag·gezza; al padre, per riconoscervi la sua malinconia, e la vita sola, orfana; nato poi a Seravezza, dov,e ·una cosa ognuno porta · con sé, quasi un privilegio, l'arte, « altro dono dopo la fatica>>... : quante ragioni per persuadersi che questo suo complicato impasto è veramente il suo carattere, sedimento d'altri sangui, non la maschera accomodata d'un uomo! A rileggere oggi lo Spaventacchio, che parve sùbito un misto di let– teratura e di posa, - e c'era pochissima letteratura (un Pascoli più orecchiato che inti-mamente sentito), e meno anc6ra di posa, - e pen– sando all'uomo che, quando il libro usci, solo pochi conoscevano, quel parlar-e di magia, quel sapore di fiabesco, e la moralità effusa in canto, sentiamo proprio che eran nati da quel complesso che è lJl,sua natura d'uomo. Ma tante cose insieme furono affrettatamente calate in un endecasillabo facile, rozzamente tagliato, senza lineatura, da distendere e accorciare recitando, perché acquistasse accento e figura; e si perse per via il raro, qurJl'incognito indistinto, che doveva risultare da tanti ele-, menti combinati tra loro. Per badare troppo al.le cose, contentandosi dei segni più esterni-, si lasciava sfuggire l'essenza, il tono, la musica, da cui solo nasce e si modula il verso. Rimaneva per aria, spersa, una qua– lità p0etica preziosa, facilmente riconoscibile, ma inespressa. Pochi frammenti vivi, ed ecco la scr~ttura, diventava tutt'altra, gracile, sem– plice, armoniosa, lieve.... La storia di San Quintino, oerte immagini imprevedute, e paesi accennati appena .... La verginità delle impressioni pareva scoprire versi nuovi, ventilati, 'leggeri, senza, peso. Anc6ra io vedo la faccia di Pea,· nell'atto di recitarli, aiutare la meraviglia: -&Ili! . Ma le intenzioni che gravavano su quel libretto andavano per allora ad arriochire la già ricca persona di Pea. Fu cosi che egli si mise a raccontare la sua vita, p~r cogliere all'ori– gine quel complesso di sentimenti che s'è detto; poiché il tentativo di tradurli fantasticamente era riuscito sperso, facile, e sovente ozioso. Veniva così, senza parere, a crearsi maggiori obblighi, a umanamente impegnarsi, ora che quel che aveva ,da raccontare era quanto mai in– tricato e impervio. In apparenza scrittore autobiograifico; in Mosoa,rdino, nel Volto santo, nel Ser-vitore del Diavolo, creò quasi ex novo, con BibliotecaGino Bianco

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