Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

I 754 G. DI<jLEDDA, Il pat·se del vento I l'aria Ll'essere enttata per liberarsi da tutti i segni della razza, che la volevano scontrosa e arcigna nella pratica e morbosamente cedeyole alle seduzioni della fantasia: al marito, toocherà schiuderlei nuovi oriz– zonti; all'altro, esasperarne il fondo romantico e infliggerle, con una esplicita confessione cl'egoismo, una provvidenziale delusione: « - Se lei è qui è perché mi crede moribondo, dica la verità, e invece non lo sono ... : se lei è qui è forse il suo Dio che l'ha inandata, per darmi anc6ra un sorso di vita - >>. Chi ben guardi, questo tipo di donna è abbastanza frequente nella re~ltà, di ogni tempo e di ogni paese, e la storia di tutte le letterature ne serba riflessi continui, in confessioni intime di scrittrici, come in figure di dramma o di romanzo. Il motivo poi dell'amico ideale, intravisto nella prima giovinezza, quindi dileguato, e rivelatosi alla fine indegno ma pur sempre seducente, informava di sé componimenti romantici innu– merevoli. Come opera d'immaginazione, questo libro potrebbe sembrar dunque cresciuto .a pianta universale, non tanto pel deliberato proposito cli diradargli intorno il clima folkloristico, quanto per la non originalità delle radici. Ma le doti narrative della Deledda, la quale anche quando inventa par lavorare sull'accaduto, svelano il fondo di verità eterna ch'è nella materia stJ'ausata. Il libro diventa universale in un senso superiore, come opera di fantasia. Detto questo bisogna anche dire, che se in .L1!JariannaSirca il regio– ILalismo faceva mac<:hia d'olio, creando·più cli una, pagina solo decora– tiva, e se in Annalena Bilsini l'azione s' attarda.va frantumandosi in bozzetti cli genere, qui nulla è ozioso e ostacolante. Il mondo esterno è un riflesso dell'interiorità della protagonista, ma anche un fattore della vicenda interna ,ed esterna cli lei; infatti, .all'osservazione: « La signora stess.:1,d ice che il vento la rende triste e nervosa,>, l'eroina confessa cli trova.re in queste parole « quasi la spiegazione>> del proprio dramma. Po che le ,figure secondarie, e ognuna è leva o rotella indispensabile a muo- - vere il ,congegno della favola. Tutto, come in ogni buon congegno, ri– sponde a calcolo; però è calcolo Lene dissimulato. Quando la protagonista sta per essere baciata dal tisico, ch'ell'er.a anelata a visitare per pietà, e invoca Dio in proprio soccorso, può ben credere sia Dio a far « ,spingere silenziosamente l'uscio del luogo spaventoso>> e ad apparirle « negli occhi vuoti>> di un cieco. Noi rimania mo sospesi tra due domande: l'au_trice provvedeva, cla.Ueprime pagi.ne del ron,1a-nzo,a far ospite di un-cieco, il· tisico in vista di quest'episodio ? o l'episodio è nato da sé, da quel pre– cedente? Una volta sola s'ha l'impl'essione d'incontrarsi in un ammennicolo•. Giungendo al paese del vento, e non essendosi trovata la donna di servizio che doveva aprire la porta di casa, l'eroina siede dinanzi a, questa sulle valigie, in attesa del marito recatosi in cerca della chiave; e li, sulle valigie, ella ricapitola tutto il proprio passato : ricordi che occupano più di un quarto del libro. E uno dei soliti espedienti per in– trodurre gli antefatti. Ma come si procede oltre la metà del volume, e si ripensa ,che a quella ricapitolazione ha dato l'avvio il suono portato ·dal muto di un violino, e ci si accorge che questo motivo del violino, poiché era il tisic.o a sonare, sta diventando il punto focale del dramma, si ha il BibliotecaGino·Bianco

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