Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

0. BAUDELAIRE, Liriche scelte 753 ~on ·è dubbio che si affacci a questa vocazione poetica: partita fata.le g~ocata sul filo dell'orizzonte, al limite dell'umano>>. C'è poco da ag– g~ungere a queste br,evi frasi, dove la delicata comprensione del critico giunge a toc.care il segreto più intimo, la più viva ragione del suo poeta. Baudelaire ha rischiato tutto sulla sua poesia ed ha vinto: la vincita è. stata degna della posta. Per questo egli è giu~to a dare una delle voci più melodiose e profonde alla nostra decaduta modernità; e ad assumere ai nostri occhi quella figura da lui tanto vagheggiata di eroe e di santo moderno della quale il sacrificio di una vita, e una vocazione perseguita con un'umiltà e una mora.lità altissime di scrittore, ce lo fanno degno. I~1 ciò consiste la sua grandezza; in ciò, crediamo, i motivi della nostra riconoscenza. SIDRGIO SOLMI. GRAZIA DELIDDDA, Il paese del vento, romanzo. - Treves, Milano, 1931. L. 12. _Questo romanzo mi riconduce in mente Mar·ianna Sirca, e, più recente, Annalena Bilsini; non per affinità, ma per contrasto: il primo risponde al tipo che ha dato fama all'autrice, e che per certo concordare, nel {'0- stume e nel sentimento, dei contadini sardi con quelli scandinavi, dicono abbia spianato la via al premio Nobel; l'altro appartiene agli sforzi per uscire dal tipo, anzi dalla formula, ma col risultato d'una traspo– sizione di caratteristiche sarde, o quasi, in paesaggi e figure d'altre regioni; il romanzo recentissimo invece è di quelli in cui la Deledda riesce a liberarsi dal folklore, offrendo ·ancora una prova che la con– sacrazione europea del '28 doveva significare anche riconoscimento di · valori universali. La protagonista che si narra in prima persona, piccola, scura, diffi– dente e sognante, cc nata in un pae~ dove la donna era considerata ancora con criteri orientali)), la si imagina- sùbito sarda; ma le cose intorno a lei, negli anni della s:ua formazione, debbono le loro caratte– ristiche all'esterna proiezione del suo interno ardore: « Sopratutto gli oc.chi nascondevo, -sotto le palpebre larghe e le ciglia lunghe: ... anche, forse, per fuggi1·e alla luce violenta dei miei stessi sogni>>. Poi, com'ella va sposa a un impiegato di prefettura, e si trasferisce, pel periodo della luna di miele, nel paese a cui il libro s'intitola senza farne mai il nome, l'incarico di ripulire intorno intorno le cose di tutto il color locale per mostrarle come un riflesso dell'interno sconvolgimento di lei o della sua felicità obliosa, sembra prenderselo il vento, con la propria alterna– tiva d'ire furiose e di bonacce. Calme e tempeste nel cuor dell'eroina di– pendono da ciò : il marito è socievole e leale, ottimista perché onesto, forte perché ·positivo; ma ella ha anche amato, da fanciulla, un genialoide diffidente come lei e forse come lei sognante, e ora se l'è visto ricomparire dinanzi dopo una vita avventurosa, tisico allo stadio estremo, nel paese del vento a offuscarle con lo spettacolo del proprio sfacelo e con la malia dei' ricordi lo splendore della luna di miele. Nel gioco delle opposte influenze di questi due personaggi, quella creatura femminile ha •s. - Ptuaso. ibliotecaGino Bianco

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