Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

750 u. BA.UDELAIRE, Liriche scelte da quel contrasto, rappresenti il prezzo del riscatto, la redenzione dal peccato. E fu probabilmente quello stesso segreto doloroso, e lo stato direi organico di mortificazione che ne derivava (il manq·ue irré·1nédiable1nent ,d,orgueil, ha detto Gide) a render Baudelaire cosi delicatamente irri- · tabil<e, cosi ipersens,ibile in senso negativo di fronte ai nebulosi miraggi, , alle· misticheggianti gonfiezr;e di quel romanticismo la cui esperienza è peraltro accolta in tutta la sua opera: sì che, unico tra i suoi contempo– ranei, Baudelaire ci appare mantenere una rigorosa, lucidissima co– sci,enza critica pnr restando strettamente attuale, ossia senza giovarsi di una polemica in opposizione al secolo, alla maniera di un, Saihte-Beuve, e precorrendo per giunta così miracolosamente l'epoca sua. La. divisione estrema, che il poeta recò dentro di sé, che pur lo espose a cosi evidenti pericoli e lo costrinse a difendersi appes•antendo la parte di commedia forzata che ci dimostrano tanto la sua vita che la sua, arte, lo dotò in– dubbiamente al tempo stesso di quella singolare, misteriosa chiaroveg– genza -che qua,si mai gli venne meno : se è vero, come crediamo, che la coscienza critica non possa nascere che dal lungo, tormentoso esercizio dell'autocritica, da quella necessità del dibattito intimo che Baudelaire in particolare conobbe come pochi, nelle sue stesse. morbose, umilianti. sottig1iezze. . Anche sul carattere d'intensa idealità della lirica ba,udelairiana, - un tempo scambiata, da e,segeti di gusto grosso, per un ,esemplare di verismo, o, che fa lo stesso, di crudo romanticismo, - l'Alberti ins,iste come su di uno degli accenti più rivelatori di essa. Il mito della « camera doppia» •descritta nei Petits poèm,es en prose viene a costituire per il nostro critico la chiave della vita e dell'opera di Baudelaire, a meglio spie– garci il contrastò da cui quest'ultima poté sorgere. Fuga. dalla ·vita pur restando nella vita: questo il signifi.cato dell'aspirazione; già notata da,l Du Bos, a quella specie di trascendente platonismo erotico ed eso– tico, per cui la donna non può che trasfigurarsi. volta a volta nei -tipi suprt:}midell'Amante, della Madre, della Musa e delta Madonna; per cui un prepotente bisogno d'adorazione si effonde in inni, laudi e p•reghiere; per cui si colora d'indimenticabiii luci il sogno dell'Oriente, del Sud, e. l'invito all'impossibile viaggio. Ma, in virtù di quello stesso estremo contrasto, che sta aHa sua radice come forse alla radice di ogni grand~ poesia,, la lirica di Baudelaire voluttuosamente bagna, nella realtà più densa, più ricca di tinte, di suoni e di forme: di qui quel contempe– rarsi, in essa, di mollezza e di rigore, quella flessuosità intrisa di colore della linea disegnativa, quel eompTicarsi armonioso• della linea melodica che dettano all' Alberti altre sagaci note sui suoi rapporti col gusto moderno, sul suo profondo legame con la grande musica romantica- e con quel mito dell'unità delle arti che, si voglia o non si voglia, ha pur impregnato di sé l'es,tetica dei massimi capilavori ottocenteschi. Intonatissime le pagine sul verso baudelairiano, sul suo accento di çlolorosa ,e contenuta eloquenza, su quella sua vibratilità tutta inte– riore attorno a cui già s'era espresso con grande finezza il Rivière in uno dei primi saggi giovanili: sul quale tuttavia lo studio di Alberti ha il vantaggio cli un maggior distaoco critico. Crediamo anzi che sol- BibliotecaGino Bianco

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