Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931
c. B.A.UDEL.A.IJ; l,E, Liriche soelte 749 sorta di Kamciatka letterario, - prima di diventare a sua volta uno dei luoghi più frequentati dalla Musa moderna, - da non potergli muovere, per questa parte, alcun appunto. Insomma, lo studio di Alberti, pur rifuggendo dalle questioni filologichl:l, presuppone a suo fondamento tutta la desiderabile filologia del caso, e viene liberamente a innestarsi su quanto l'ultima e più autorizzata. critica e biografia hanno tratto in luce sul conto delPautore delle Fleurs dJu rnal. Bisogna poi riconoscere ~he, per quant~ tale &tudio ubbidisca a una certa quale andatura frammentaria di commento ~ di divagazione, - ine– vitabile data la complessità del tema trattato, - nulla esso rivela di quel compiacimento allusivo e un po' lezioso che la più insigne critica fran– cese, come quella del 'rhibaudet o del Du Bos, ha messo recentemente di moda: e per la quale ness,un limite sembra debba e&ser posto alla fitta rete di risonanze e di analogie, pur lontanissime, che su&Cita la lettura d'un'opera. I richiami che l' Alberti si sente in obbligo di fare all'antica e recente tradizione d'oltralpe, da La Fontaine a Racine, da Hugo a Va-léry, sono tutti sorvegliatissimi e sorretti da un fermò gusto e da un non meno fermo senso di opportunità. Per il resto egli, esimendo.:i dal riassumere ancora una volta la figura del Baudelaire trattegg·iafa dai maggiori critici, ,si limita a cogliere d'una tal figura gli aspetti e i con– trasti più significativi, per poi scendere di colpo al più vivo cuore del suo poeta, e tentar di sorprendere nel suono deUe sue parole la parte di segreto ch'esse non ci hanno ancora svelato. Così l' Alberti giunge a.d o&servazioni di molta acutezza sull'indole dell'ispirazione di Baudelaire: condotte, più ancora che sui risultati della critica, direttamente sulle frasi rivelatrici delle lettere e dei gior– nali intimi. Ispirazione fra tutte singolarissima, nata si direbbe per pura virtù di contrasto tra il vuoto e l'insanabile accidia d'una vita combattuta e arida, minata e quasi paralizzata dal lato della volontà, e la correlativa tenaue, a.ffannosa rice11ca d'una forma perfetta, èhe accogliesEIEle riassorbisse in poemi solidi -tome oggetti tutta la v-aga, sfumata e iridescente suggestione della reverie, tutta l'estasi e tutto l'orrore dell'esistenza, lo «spleen» e l' «ideale» che si dividevano il cuore del poeta. Per il quale l'imperativo stilistico veniva così a trasfol'– marsi, caso fra tutti unico, in un rigoroso e arduo imperativo morale. Parlando di quella chè fu la tragedia della vita di Baudelaire, e sulla quale anche Alberti ha parole definitive ((('rutti i vizi di cui fu accu– sato Baudelaire, e nei quali d'altronde si compiacque di paludarsi, fu– rono l'effetto di imo solo, ma organico. Era una stanchezza che gli rompeva gl'impl:lti, e lo condannava nella pratica a rovinare in un incessante disordine.... L'energia gli si volatilizzarn in orgasmo .... Nei momenti di disperazione e tentativi di riscossa morale ci doveva riconoscere uno dei peccati capitali: l'accidia»), Gide ebbe ad ammirare come l'autore delle Fleurs sia rimasto, ciò nonostante, un cosi incompa– rabile artista, e a rammentare le parole di Barbey cl' Aurevilly: l'(Jlrtiste n'a, pas été trop vain(1U. Non so, ma per conto mio, in luogo di trarn~ l'illazione che ne trae Alberti, e di ascrivere unicamentl:l a quel << se– greto doloroso )> le i nevitabili m anchevolezze del poeta, quasi mi sentirei di affermare che la par ticola.re perfezione dell'arte di Baudelaire nasca .. BibliotecaGino Bianco
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