Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

Villa Beatrice 587 Fatta riposare, spazzolati bene i vestiti, sciacquate le mani, fu portata su nella stanza dov'era la bambina. Appena la Rosa l'ebbe sollevata, guardò con occhio smarritò la signora Iginia. Quella capì: « Non aver paura, è di sette mesi. Vedrai che crescerà a · occhio. Son certa che alla tua poppa diventerà un fiorellino. Non sarà mai un colosso; ma spesso, ai mali, resistono di più gli esseri così, che non .... )). E non proseguì perché le venne in mente Lellino: cos'era di Bello, di prosperoso. Alla Rosa eran spuntate due la– crime, ma non disse nulla: si raccolse in braccio la bimba: la fissò con occhio amoroso, sorridendole attraverso le lacrime. Quella s'era chetata e aveva aperto gli occhi celesti. La Rosa, si sganciò al petto, liberò la poppa: la bimba s'avventò al capezzolo. · - Piccinina .... aveva fame. E la Rosa continuò a c ontempla.re teneramente quella attaccata alla sua poppa: e al rifluire del latte sentiva in sé rifluire l'amore materno: Lellino non più .... il suo Lellino peso, dagli occhi bruni e le .manine grasse : questa, che. in br11Ccionon si sentiva, con gli occhi chiari come il cielo di mattina, coi ditini freddi sopra la poppa. Era rimasta sola. Prese una di quelle manuccie e inclinando il capo se l'accostò ai labbri. Baciava Lellino: baciava un'altra crea– tura : ~ sentiva il latte fluire e passare in questa, così come allora. In pochi giorni la bimba· fece progressi. Romualdo era raggiante. Le apprensioni della signora Isabella s'erano calmate: ella assi– steva ogni volta al bagno; e sempre più era persuasa che quell'im– pressione d'una spallina diversa dall'altra era stata proprio un frutto di fantasia. La balia s'affezionava ogni giorno di più alla creatura:· questa, d'altra parte, si sarebbe detto, in certi momenti, quando le prendeva quello che le mamme chiamano« il benedetto)), che di già avesse negli occhi celesti, nella bella bocchina, un suo riso. Maurilla, guarita del tutto, era venuta che Barberina dormiva. Restò davanti alla culla, in ammirazione. Poi, non resistendo più al sentimento che la trasportava e non volendo svegliar la bambina, corse a abbracciare Beatrice e le coprì il viso di baci. Quella sorrise: ~a il sorriso era così triste che ,Maurilla non poté far a meno di domandarle, stupita : - Non sei felice ? - Altro! - con un'intonazione così gelida, che Maurilla : - Capisco .... non poter allattare da sé .... E credendo d'essersi così resa conto della ragione del sorriso triste Maurilla, afflitta di non aver intuito, guardò con occhio di ' h. bontà pietosa Beatrice: ella aveva la faccia ferma dura e c rnsa. E Maurilla allora provò il disagio che le nature come la sua provano davanti agli esseri che non capiscono e nei quali senton qualcosa che a loro resta ìgnoto e che le sgomenta. BibliotecaGino Bianco

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