Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
' 586 B. Oicognani . \ possibile a lui di far nulla: non c'era che una cosa sola nel mondo a cui bisognasse pens~re : il nutrimento della bambina. La signora Iginia cercava di tranquillarlo. « Ma se non sono che ventiquat– tr'ore! Agitarsi così! Tutti compagni, i babbi delle bambine. O se la creatura potrebbe benissimo stare altrettante, dell'ore, così a cucchiaini, ogni tanto, d'acqua inzuccherata: si purga!>>. Ma a Romualdo quelle ventiquattr'ore passate sembravan di già una lunghezza di tempo più che sufficiente per far morire la creatura di fame:, quei gocciolini d'acqua, cos'erano? Stille sopra una fo- · glia d'una gran pianta assetata. Altrettante dell'ore ! Gliela vole– vano fa.r morir di fame. E ogni tanto l'andava a guardare e gli faceva l'effetto, ogni volta, che fosse scemata: la si struggeva a occhio : andava a finire che non avrebbe trovato che una pellicina vuota. E venendogli fatto d'avvicinarle alla fossettina del mento un dito, per vezzo, quella s'agitava, sentendo la vicinanzà di qualche cosa d'estrarre.o e apriva gli occhi e cercava con istintiva ansia d'ap– pressare la bocchina a quello, come gli implumi nei nidi D,lsoprav– venir della madre col cibo in bocca. Frattanto era 1,1tatadata voce da mille pa1·ti per una balia. Era quasi sera quando si present<) in fattoria una r,ontadina, una giovane sposa, bruna, costruita bene, coi capelli spartiti nel mezzo, e certi denti bianchi che rallegravano : - Guarda chi c'è! La Rosa del Capaccio. - Lì per lì il fàttore non si spiegò la ragione di quella venuta. - Qual buon vento vi mena'! - 1 signori non cercano una balia ? - Per bacco! - Sarei venuta a profferirmi io. Un'estranea non mi parrebbe d'essere .... ' - O il bambino vostro? ... - Oh! il mio .... tra poco egli è una diecina di giorni, il mio, che l'ò perso, povero angiolino; in quattro e quaittr'otto, di polmonite .... Voi non l'avevate mai visto: chi l'à visto non se ne dimentica:. era una bellezza; e in quattro e quattr'otto, povero Lellino ! La donna era dunque di conoscenza, : nata da una famiglia di conta.clini lì della fattoria che erano al podere da oltre dugent'anni e il cui nome dava il nome al posto ((Il Capaccio », era andata sposa, vicino, in un'altra famiglia all'antica. Gente a modo, sana, timorata e lavoratrice, tanto la famiglia di lei quanto la famiglia nella quale era entrata. La signora Iginia aveva assistito la Rosa nel parto, aveva avuto occasione di vederla in funzione di mamma, di balia: « Un allievo superbo; un latte ... , e poi un garbo, una cura, una pulizia come una cittadina .... meglio non si sarebbe po– tuto trovare». Perciò la Rosa fu a,ccolta come un favore della Provvidenza. BibliotecaGino Bianco
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