Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

POVERI. AFA. Torna indietro, cambiando marciapiede. La donna è sempre là, sul crocicchio deserto, sotto la pioggerella che fa un alone alle lampade; ora ha cessato di fumare, passeggia avanti e indietro, rasente i muri, fermandosi ogni tanto, quando sente qualche passo. - È merce da soldati, - pensa lui per vincersi; immagina i seni sformati, umidicci, la bocca :floscia, bavosa nel parlare, da ex-serva; ma B proprio questo che gli ha svegliato nel petto quei colpi sordi, profondi. - Una sigaretta, per piacere, - fa la donna con le spalle ap– poggiate a un portone. Brilla un cerino, si vede il volto di lui, quasi .un ragazzo, un biondino. S'avviano. Mentre lui spiega che la casa è vuota (è ri– masto lui per gli esami) già sono nel giardinetto, col chioccolio d'una fontana, poi luccicano gli ottoni d'una scala, poi la donna sente sotto i piedi lo scricchiolio d'un parquet. Si accende una lampada coperta di viola, in un angolo, facendo scintillare, qua e là, mogani curvi, cristalli. Il biondino è sparito. Fa un caldo soffocante, dentro. La donna, sotto la lampada, per prima cosa si guarda una scarpa,· che ha la suola staccata; se la toglie, si sfila anche la calza, infangata, zuppa fino al ginocchio, fa per posarla a terra. 1Ma si trattiene. Il pavimento 'a specchio; poi, in giro, poltrone di cuoio delicato; più in ombra mobiletti come dorati; tutto luccica. Si rimette la calza e la scarpa, in fretta, e- temendo d'esser sorpresa. - Bevi. . Non appena il biondino è di nuovo sparito, s'accosta al liquore, verde, che lui ha lasciato sul tavolo, prova a, berne un bicchierino, per vincere il disagio, poi un altro. Si muove un po', passa la mano sulle stoffe damascate, segue col dito le do!ature, ripetendo i gest~ come nel gioco angoscioso dei sogni. Trova delle fotografie; quasi sempre lo stesso gruppo che ride avendo alle spalle montagne ton abeti, oppure il mare, oppure aiuole d'alberghi. Questa è certo ibliotecaGino Bianco

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