Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
\ Giosue Carducci e Ottaviano Targioni Tozzetti 529 \ rivolge!do a carico vostro ogni danno etc. È tempo di cessar meco questo ilenzio: e dico specialmente a Torquato Gargani il quale dovea s tivermi a pena giunto in Firenze. Ma rispondete riguardo alla ~ett~ra II del Pelosini : del resto tacete, finché non siate venuti fiochi per lo lungo silenzio. Vi risveglierò io tornando a Firenze dopo il 10 Luglio. Addio : vi saluto. (13 giugno 1856] 1). GIOSUÈ CARDUCCI. Il 4 novembre 1857 la sventura, con violen,za inaudita, doveva piom– bare sulla tranquilla famigliola di Santa Maria a Monte: il giovanis– simo Dante Carducci si uccideva. Racconta il Chiarini, nelle sue Me– morie, che fu proprio il, Targioni Tozzetti ad apprendere per primo la tristissima notizia: « Una mattina dei primi di novembre (1857) mi capita a casa il Targioni, commosso e spaurito. Io era sempre a letto. - Vèstiti subito, - mi dice; - dobbiamo andare da Giosue a dargli una triste notizia : suo fratello Dante si è ucciso. - Io non, avrei dato fede a quelle parole,, se la faccia, di chi le pronunziava non ne avesse confermata pur troppo la verità. Andammo. Sentendo la nostra voce, · Giosue saltò giù dal letto, e mezzo vestito venne ad aprirci : era ilare e lieto, e ci accolse scherzando: ma a,1 nostro turbamento e alle nostre prime parole, si rannuvolò, capì che qualche grave sciagura doveva essere accaduta, e appena uno di noi pronunziò il nome di suo fratello, egli disse : - Non mi nascondete la verità, è morto, si è ammazzato - >> 2 ). Il Carducç,i partì sùbito per Santa Maria a Monte. E di là scrisse alla fidanzata, La sua Elvira, e al Targioni Tozzetti. Molto, s,pecialmente1 in questi ultimi anni, si è fantastica to intorno a, tale morte. Il Manetti ha scritto addirittura un libro per dimostra.re l'infondatezza delle asserzioni di chi sosteneva che il dott or Michele, in uno de' suoi momenti d'ira, infrenabile, avesse scagliato, un ferro chirurgico contro il figlio colpendolo a morte 3 ). Noi ora siamo in grado di dire su quel tristo episodio della gfovinezza carducciana una parola definitiva, sventando ogni affermazione contraria al suicidio. È assurdo, infatti, pensare che tutti in ca,sa Carducci fossero d'accordo nell'ingan– nar Giosue, e che· questi non si accorgesse di nulla. D'altra parte, lo strano silenzio epistolare, che poteva dare adito a, qualche sospetto, è rotto da questa lettera veemente e accorata all'amico Ottaviano, scritta pochi giorni dopo la disgrazia, lettera che va certamente annoverata fra le più belle che sieno uscite dalla- penna del poeta. 1) Nello scorcio di quello stesso anno il Carducci dedicò ad Ottaviano l'ode Oaro a Ze vergini d' Ascra e di belle (IuveniUa, XXV). 2) Op. cit., p. 108. 3) DANTE MANEITI. Un dmmma in casa Oat·ducci, Bologna, Capipelli, 1927. :a. - Prl{J'tSo. BibliotecaGino Bianco
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