Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

520 .1.,, Pesoetti Perché, mio caro Ottaviano, ti dico giubbilando cl.te mercoldì 31 io sono in Firenze, se non entra qualche diavolo tra mezzo. Ti sarei gratissimo se tu mercoldì, a mezzogiorno, potendo, passassi dalla casa di via Mazzetta: che è facile ch'io vi sia, anzi è quasi certo. Addio, mio caro Ottaviano, addio a mercoldì. Comprendo l'affli– zione dell'animo tuo gentile: ma oso pregarti a porvi modo e a farti una ragione. Solite frasi: ma pur le sole che possa usare l'uomo. · Quanto mi tarda di rivederti e di tornare a' nostri usati ragiona– menti : tanto più che questa volta mi trattengo in Eirenze tutto intero il mese. Addio di nuovo : salutami l' Arnfibio ~ ed amami quanto ti ama 27 Ottobre [1855]. il tuo amico GIOSUÈ CARDUCCI. \ Abbi pazienza : non ti franco : è un po' di indiscretezza; ma non ho pure un quattrino : né posso farmene dare, che mio padre è in campagna. Alla rivista di Pietro 'fhouar, che raccoglieva in Firenze adesioni e plausi sempre crescenti, si riferisce, ]a lettera carducciana che segue. Nel giovane normalista il 'l'ribolati aveva trovato il più strenuo dei paladini. Amico carissimo, Felice Tribolati, quando scrisse la sua lettera intorno alla lau– rea del Giordani, certo non ebbe in mira gli articolisti dell' Ar– chivio storico ; sì veramente gli sciòli, e non son pochi, a cui pu– tono le cose del Giordani: se fra costoro vollero entrare anco gli articolisti dell'Archivio, tal sia di loro,. ·e bene sta. Modificare- la sua lettera, certamente non può : perché, come dice egli, tutto il merito di essa lettera consiste nell'intenzione: modificatela, e l'in– tenzione non c'è più: o perché, come dico io, la verità non può sof– frire modificazione. Ringrazia adunque te e il signor Pietro delle cose gentilissime che gli dite per parte mia, e riprende la sua let– tera; non per questo ha promesso a me che mai;iderà, non ora, altre .cose sue pel nostro giornale. Io però ti dico di pr~gare da parte mia il Thouar e il Cellini a far tirare per conto mio 50 copie di quella lettera: ora che l'hanno impressa, non è per Cellini grande incommodo : e Cellini sappia che, se mi compiace di questo, mi avrà obbligatissimo sempre. Né sarà pel Cellini tempo gittato: in quanto che quel poco che può rimettere ora nell'impressione della lettera, sarà compensato dagli articoli che in seguito il Tribolati manderà 'BibliotecaGino Bianco

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