Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
Giosiie Carducci e Ottaviano Ta.rgioni Tozzetti 517 lacrime ho letto che quel bravo Pazzi ha quasi che finito, e mirabil– mente bene) il busto del Foscolo ; e che sta per metter mano in quello del MASSIMO.Delle Epigrafi scelgo la seconda, più modesta e concisa, per ciò vera ed efficadssima: tal qual'è: rimetterci la penna (o lapis che sia) è guastarla. Al Donati scrivo oggi, mandan– dogli cinque stanze della novella mia Oanzon, che a te pure mando 1 ). E il Chiarini mi ha scritto già due volte, senza però farmi parola della sua risposta poetica al mio sonettucciaccio : alla prima lettera risposi, alla seconda fra breve risponderò. O tu o l' Amfibio (che saluto molto) prenderete in grazia mia il carico d'andarvene in via Mazzetta 2 ), in casa il mio zio: cercherete dell'Elvira Meni– cucci: e le chiederete di quel libro che io le lasciai, perché fosse reso o al Targioni o al Oavaciocchi. È il libro gesuitico su la filo– sofia del'maestro nostro, ed è del Chiarini: quando te ne faccia ri– chiesta e t'indichi il modo del rinvio, rendigliene con ringrazia– menti e scuse mie 3 ). Anco ti ringrazio della cura che ti prendi di que' Lirici; la qualé voglio sperare, e avrei carissimo, che non ti vada fallita. Avverti però che il danaro (caso che tu li trovi) te lo re'stituisco solo al mio venire in Firenze, che sarà il 2 di Novembre. Ti confesso che se al mio venire costà trovassi quei 24 volumetti ad aspettarmi, ne anderei matto. · Disbrigato di queste cose secondarie, vengo a dirti che sarà una gioia per me una lettera tua sul J\far Rosso, la quale sarà certo • bellissimo compimento. alle mie cicalate: e con una traduzione dello squarcio di Festo Avieno sarà stampata subito nel fascicolo di No– vembre 4 ). In quanto a la Canzone mia, avevo presentito i difetti -che in quella stanza furono da te trovati, come pure mi spiaceva una certa prolissità degli ultimi versi. Per ciò rifeci : serbando_ i versi che vedrai espulsi ad altro luogo più opportuno, cioè al fine della Canzone. Alla quale ho in animo d'aggiungere il comiato al modo del Petrarca e seguaci (e dimmene il tuo parere); avendola io ridotta a metro regolare, per timore che collo spazio aperto di- · nanzi n01i si scappasse fra le nuvole. Ohe che ne sia, eccotene 5 strofe : vedrai bene che Dante, Leopardi e Petrarca vi tengono il 1 J La lettera del Carducci al Donati, in data 6 ottobre 1855, fu pubblicata da L. OAMPOLOKGHI nel Niiovo Giornale. 26 febbraio 1906. 2) È quella « breve strada del dilà d'Arno» alla quale allude G. LESCA, Va– -0anze oardircoiane, ne La Fiera letterar-ia, 14 novembre 1926, n. 6. 3) Si tratta del libro di DOMENICO SOLIMANI, Filosofia di G. Leopardi raccolta e disaminata, Imola, Galeati, 1855 (Cfr. Lettere, I, p. 19). 4) Fu stampata invece nel fascicolo di dicembre dell'Appendice, insieme con lo scritto carducciano Rufo F'esto Avieno e la sua descrizione deW Arabia. Nel fascicolo di novembre era apparsa l'altra dissertazioncella del CARDUCCI Dei Ca– libi e de' ritrovatori e lavoratori del ferro, alla quale qui si accenna nella lettera in data 18 ottobre 1855, e altrove. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy