Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931
626 F. Flora - L'esposizione coloniale di Parigi / gono fuol'i, è come se gli innocui elefanti di stoffa ,che bambini siano sta,ti ingranditi e portati qui. I r y / si danno a,i Dappertutto nell'Esposizione, le moderne forme~ della. vita meocanica si fondono alle esotiche forme coloniali. E ci son belle fontane, da quella rossa dei Totem che ha, il colore di favolose aragoste abitatrici di forni, a.lla grande fontana del lago, torre di qua,rantacinque metri su cui .l'ac– qua sormonta con un getto di otto metri, mentre lungo il tronco ) da molti rami in bell'ordine s'aprono fronde e fiori d'acqua., Il fitto ve.io di questa fontana si pieg~ intorno e bagna alberi, viuzze ed uomin i: le signore e le signorine fuggono con gridi di allegro sbigottimento men– tre il vapore 1e spruzza. E infine il teatro dell'acqua, con le mille luci cangianti, è pieno di belle fantasie d'ogni colore. Eppure un'aria di finto, di provvisorio, di fragile e mobile scenario finisce coll'impoverir,e tutte le sensazioni di questo viaggio. Domina il senso dell'illustrar,ione pia,cevole e non quello del volume solido e leale. Tutto s',era tentato dai meravigliosi organizzatori per dare qui l'illusione dei luoghi esotici: alberi, giardini, fauna, uomini di co– lore; ogni cosa chiamata dai luoghi d'origine. Ma, è un ,fatto, tranne rari casi, gli indigeni neri o gialli paiono europei camuffati. Perfino gli spettacoli luminosi, che pure hanno la giustificazione dell'artificio, non riescono a parermi sinceri, come quelli della, solita Parigi notturna. Non vorrei però sacriificare il positivo di questa Esposizione a,lla facile constatazione del suo carattere cli fiera (e che altro dovrebbe essere?). Così .io ho dovuto ricredermi dal sospetto che la visita a un luogo come questo io l'ave13•sigià scontata nei giornali, nei libri, nel cinematografo. Io av(:)vo creduto che l'esposizione, inoentivo a nuove forme di commercio, non potesse commuovere i cùriosi per aspetti inat– tesi. La vita moderna infatti mescola gli spazi :eon. rapida intensità, assorbe e distribuisce i prodotti più distanti, accoglie costumi ed abi– tudini con cangiante dovizia. La flora e la fauna di luoghi lontani i.on mescolate n~le nostre campagne e nelle abitazioni. Non mai :eome ora, la nostra nutrizione è legata a tutto il mondo : e se un tempo i negozi di << Coloniali >> fa,c,evano pensare le spezie, oggi investono infiniti pro– dotti d'ogni latitudii;te. Vi son cibi ,e bevande di luoghi remoti che oggi son diventati a noi, comuni. Il giornale, il caffiè concerto, il ci– nema s,oprattutto, per immagini cli reportage o di dramma, han resi. pressoché popolari i luoghi più inaccessibili, i selvaggi d'ogni colore e contrada, i loro clèi, i loro :sacrifici, il loro teatro, la loro arte. · Ma tutti gli aspetti coloniali qui collocati l'uno, accanto all'altro non possono essere sostituiti ,dai nostri ricordi di cinema e dalle nostre let– ture. Qui la simultaneHà di luoghi e figure, - atlante vivente, - ha una pienezza insolita, una continuità che infine conquide. FRANCBJSCO FLORA. BibliotecaGino Bianco
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