Pègaso - anno III - n. 11 - novembre 1931

B. Cicognani le volte che apriva quella- -cassetta : le sembrava che avesse un po' l'idea di lei, che fosse una caricatura di lei quella bambola grande più delle altre, come lei. Per Barberina invece la bambola era stata nn personaggio vivo e importante, un essere indispensa– bile per la sua felicità: nessuna, gioia era piena senza la presenza, i,;enza la partecipa,zione anche di Gigia: e ad essa già con esperta tenerezza, ella ripeteva i vf>zzie le cure che nna mamma à per la creatura. Beatrice guardava stupita : era un fenomeno che a lei destava lo stesso stupore d 1 uno di quei miracolosi fatti dell'istinto come il ritorno d'una rondine al nido di là dai mari, come lo sve– gliarsi al tempo preciso di una larva per traversare l'ostacolo che la separa dall'uscita aìl'aperto, farfalla. E provava a partecipare anche lei a quella intimità. Ma il suo intervento gelava subito ogni espansione, ogni immaginativa, ogni affe~tuosità in Barberina : rompeva l'incanto : bambola, non altro che una bambola, vale a · dire, uil oggetto, una, cosa, diventava per la ba,mbina quella fin al– lora ca,ra vivente creatura; e invano Beatrice cercava di resuscitare una Yita che s'era spenta. Prendeva, lei, in mano la bambola: e al– lora avvertiva che quella aveva un bel vestito: qualcheduno dove\ 1 a averglielo fatto: Maurilla,: e di sé, nella bambola, nulla. Barberina volgeva ogni tanto l'occhio alla bambola nelle mani materne con una vaga apprensione. E quando Beatrice gliela rimetteva in brac– cio, si vedeva che Barberina per esser contenta aspettava che la madi·e s'alzasse e andasse via; e soltanto allora la bimba ripren– deva i colloqui : allora soltanto Gigia tornava a esser Gigia. Per fare il chiasso, per correre con Barberina, ell'era troppo grave: e poi dava suggezione: troppo formata., troppo maestosa. Eppuré anche cosi avrebbe potuto, alla fantasia della bimba, rap– presentare - Beatrice pensava - una fata potente, una grande re– gina .... Ma lei non sapeva come si parla ai hambini affinché essi Yedano, affinché riescano ad immaginare : Maurilla, invece .... Ma anche l'Ersilia sa-pev a : tutte le mamme, da che mondo è mondo, tutte le nonne, tutte le bambina.ie , con l'aiuto delle storielline, delle :filastrocche .... Lei non ne conosce va nessuna: aveva cosi nell'orec- . ' ' chio qualche cantilepa, ma le parole'non le ricordava. E Maurilla, l'Ersilia e la tata e la nonna, la stessa signora Isabella ne conosce– vano tante. E quando la sera, prima d'accendere il lume, al tacere del giorno, al lento sopravvenire dell'ombra, stando nella poltrona, udiva di là, nella camera di Barberina - Barberina aveva di già la ca,merina sua-, l'Ersilia, tenendo la bimba sulle ginocchia can-" tare una dopo l'altra le· favolose storielle, Beatrice sentiva an– che più il vuoto, la tristezza di questo gran vuoto in sé, d'intorno a i;;é. Le eran mancate anche le consolazioni di codesta favolo– sità. Ma non aveva neppur conosciuto mai "Nella città di Man– tova una ragazza bella", e neppure mai "Le tre sorelle, dim- BibliotecaGino Bianco

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