Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
Trotskij storico della rivoli,z-ione 447 pacifistiche neanche negli ambienti logicamente ad esse più vicini. È assai significativo il passo, che Trotskij riporta, d'un discorso di Lenin al Congresso dei sovieti, tenuto H 9 giugno, quando s'aspet– tava da un giorno all'altro la famosa offensiva: « Quando dicono -che noi desideriamo la pace separata, non è vero. Noi diciamo : nes– suna pace separata, con nessun genere di capitalisti, e prima di tutto con quelli russi. Invece il Governo Provvisorio ha fatto una pace separata con i capitalisti russi. Abbasso questa pace sepa– rata!>>. Si sente un argomentare troppo abile, prossimo alla fred– dura, che testimonia di un'ambiguità di posizione non anc6ra su– perata del tutto nel libro stesso di Trotskij. L'accusa di disfattismo, - cioè d'aver distrutto l'efficienza del– l'esercito e l'organizzazione industriale del paese, - che fu lo stru– mento principale della lotta contro i bolscevichi nel 1917, sembra impressionar Trotskij quasi come allora, quando bisognava confu– tar sempre e in ogni modo gli avversari, per necessità di polemica : perciò egli attribuisce tutte le colpe alla guerra, ch'era durata tre anni, dicendo assurda l'ipotesi che il collasso improvviso fosse frutto di tre mesi di rivoluzione. Ora, pur senza negare il valore degli antecedenti, ci sembra errato voler riversare sulla guerra quello che un movimento rivoluzionario di cosi grande portata sociale doveva per forza determinare, rendendo impossibili i mezzi termini e i sal– vataggi parziali: perché in Russia si costituisse davvero uno stato moderno era necessario che perisse in ogni sua forma la società precedente. Quanto ciò sia doloroso, e come particolarmente stringa il cuore a noi, uomini di cultura, la temporanea, eppur grave, me– nomazione dei valori dello spirito, non c'è bisogno di dirlo; ma la storia ha esigenze inesorabili, che è meglio riconoscere con virile chiaroveggenza. Non che Trotskij ignori questa necessità; tuttavia i ricordi delle lotte politiche del 1917 sembrano indurlo, suo malgrado, a interpre– tare polemicamente fatti che possono avere una spiegazione molto più semplice : « La smobilitazione dissolvitrice derivava in verità dalla guerra. La riv:oluzione non la creò, ma, al contrario, l'arrestò perfino. La diserzione, straordinariamente forte alla vigilia della rivoluzione, nelle prime settimane dopo il rivolgimento s'indebolì. L'esercito attendeva. Nella speranza che la rivoluzione avrebbe dato la pace, il soldato non si rifiutava di sostenere il fronte : perché se no il nuovo governo non avrebbe neppur potuto concludere -la pace>>- Si capisce che la notizia dei mutamenti avvenuti a. Pietro– grado accendesse chimeriche speranze nel cuore di chi voleva sot– trarsi ai suoi doveri militari, ed era pronto a disertare; però ciò non permette di concludere che la rivoluzione abbia servito a raf– forzar la disciplina. Questo non fu il solo caso di efficienza bellica apparente : più innanzi Trotskij racconta con molta efficacia come BibliotecaGino Bianco
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