Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

Trotskii .~torico della rivoluzione 4-!5 stioni d'importanza essenziale, come quella della pace separata, che fu la pietra di paragone per tutti i partiti. A una pace separata avevan pensato di giungere, con opposti intenti e per vie diverse, gli ambienti «germanofili)) della Corte imperiale e i parlamentari liberali che li avversavano; ma, scoppiata la rivoluzione, quest'idea cessava d'essere un espediente politico, per diventare la logica e ine– vitabile soluzione d'un controsenso che veniva a crearsi: la guerra, che presso altre n:i,zioni europee era sostenuta da ragioni di rivendi– cazione nazionale o di difesa economica,. per la Russia si coloriva unicamente d'imperialismo autocratico, e perdeva la sua base col crollo del regime da cui era stata iniziata : una Russia rivoluzio– naria, democratica o socialista che fosse, non aveva più una giustifi– cazione per continuare una guerra non sua, da cui nessun beneficio le sarebbe venuto, mentre c'eran da risolvere problemi che, come quello agrario, volevano la collaborazione di tutte le forze operanti del paese. Invece tutti i partiti tranne i bolscevichi, - i liberali con compiaciuta ostinazione, i socialisti con una timidità iniziale che poi si mutò in irruenza, - si fecero a un tratto partigiani con– vinti della guerra ad oltranza, per mantener fede ai trattati d'un governo che si gloriava-no d'aver distrutto. La pace venne lo stesso, fatalmente, malgrado i molteplici sforzi, e si parlò molto di un« tra– dimento russo)); ma, se tradimento vi fu, fu la Russia a essere in– consciamente tradita, da chi le imponeva dì sopportare insieme una guerra a cui non era prepara-ta e una rivoluzione ancor piena d'in– cognite, senza richieder neppure i necessari appoggi a quei governi . che pure esigevano .fedeltà all'alleanza: perché una politica di guerra poteva trovare giustificazione presso il popolo russo soltanto se fosse servita a consolidare il nuovo regi]Ile, Dinanzi a, una condotta simile è troppo facile parlar d'insipienza; e anche Trotskij ha tentato di veder meglio e più a fondo. · Quella che gli sembra più CJhiara è la posizione del iMiljukòv, che nel Governo Provvisorio fu non solo il ministro degli esteri, ma anche l'ispiratore della politica- generale, fino alla prima coalizione : « In mezzo ai liberali e ai democratici, qualcuno fra i più candidi non capiva la rotta tenuta dal Miljukòv e stimava lui stesso un campione della fedeltà agli allea-ti, un Don Ohisciotte dell'Intesa. Che assurdità! Dopo che i bolscevichi ebbero preso il potere, il Mi– ljukòv non esitò neppure un momento ad andare a Kiev, occupata dai tedeschi, e a offrire i suoi servigi al governo dei Hohenzollern, che invero non si affrettò ad accettarli. Allora scopo immediato ' ' del Miljukòv era ricevere per la lotta con i bolscevichi quello stesso oro tedesco, con lo spettro del quale prima aveva cercato di mac– chiar la rivoluzione. L'appello del Miljukòv alla Germania nel 1918 a molti liberali apparve altrettanto incomprensibile, come nei primi mesi del 1917 il suo programma di distruzione della Germania. Ma BibliotecaGino Bianco

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