Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

Trotskij storico della rivoluzione 443 pire la sua missione solo dopo averla capita. Per questo appunto era necessario Lenin. Prima del suo arrivo neppure uno dei capi bolscevichi aveva saputo stabilire la diagnosi della rivoluzione>>– Aggiungeremo che s'ha da riconoscere che non si trattava d'una crisi profonda, ma p~uttosto d'una momentanea aberrazione, spiegabile, oltre che col disorientamento provocato nel partito dalle misure repressive degli anni di guerra, col torbido ambiente di quel primo mese di rivoluzione; se no, l'accettazione delle nuove formule poli– tiche non sarebbe stata né così convinta, né, relativamente, così rapida. Trotskij riporta la testimonianza d'un vecchio bolscevico, che lo conferma pienamente: « Noi (o molti di noi), - dice 1'01- minskij, - facevamo rotta verso la rivoluzione proletaria, credendo di far rotta verso una rivoluzione democratico-borghese. In altre parole, preparavamo la rivoluzione di ottobre, immaginando di pre– parare quella di febbraio». Ma anche ponendo in risalto, più che non faccia Trotskij, come questo nuovo indirizzo si sia manifestato forse con un po' di ritardo, non si può negare a Lenin, ritenuto allora un astratto teorico, la chiara. visione del politico capace di adeguarsi subito alla situazione di fatto. Nel progressivo paralizzarsi degli organi amministrativi alti e bassi al contatto del fermento rivoluzionario i sovieti d'ogni grado s'erano ritrovati a esser gli unici organismi vitali, perché atti a uno sviluppo spontaneo e adeguabili alle esigenze del momento. Lenin capì che conquistare i sovieti significava impadronirsi del potere, e diresse l'attività maggiore del partito verso quell'obiettivo. La cosa doveva apparir tanto più strana nell'atmosfera d'esasperato legalismo, che i partiti liberali e democratici avevano concordemente– contribuito a creare, facendone quasi l'unica ragion d'essere della loro permanenza al governo; ma anche« l'emulazione fra il sistema sovietico e la democrazia formale era tanto più straordinaria nei suoi risulta,ti, in quanto si compieva sotto la guida dei medesimi partiti, i socialrivoluzionari e i menscevichi, che, dominando nei consigli comunali come nei sovieti, erano profondamente convinti ché i sovieti dovessero lasciare il posto a.i consigli comunali, e cer– cavano loro stessi di far tutto il possibile in questo senso>>: eppure, fin nelle più lontane provincie, « i consigli comunali venivano ad essere, in sostanza, commissioni municipali presso i sovieti >). Que– sta supremazia non derivava dalle qualità intrinseche del nuovo sistema di rappresentanza: « I sovieti, malgrado la politica dei loro dirigenti, erano l'organizzazione di battaglia delle classi op– presse che coscientemente e semicoscientemente si 11Ilivano per mu– tare 1~ basi dell'edificio sociale. Le amministrazioni comunali, in– vece, concedevano una rappresentanza proporzionale a tutte le classi della popolazione, ridotte all'astrazione di cittadini, e, nell'am– biente rivoluzionario, somigliavano molto a una conferenza diplo- BibliotecaGmo Bianco

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