Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

Trotskij storico della rivoluzione operai e contadini, di combattere l'irnperat.ore il possidente il . . . ' ' capitalista, era troppo vago per essere un programma di governo ; d'altra parte, seJa monarchia e l'antico governo erano caduti, l'am– ministrazione e l'ordina.mento sociale del vecchio regime erano anc6ra in piedi, e no:Q. bastava un minhitero socialista per rinnovarli. Il liberalismo non aveva partecipato all'insurrezione, magari se n'era spaventato, ma da anni si preparava al governo, e appunto perché cons~rvatore poteva raccogliere con una certa fiducia l'ere– dità dell'autocrazia. Del resto Lenin, il giorno medesimo del suo ri– torno in Russia, il 4 aprile, espose con la solita scJbiettezza com'erano andate le cose; ed è lo stesso Trotskij che lo narra, a suo luogo, pur non traendone le necessarie conclusioni: «- Perché non s'è preso il potere? - chiede Lenin. Poco prima, alla riunione del Sovièt, S~eklòv aveva spiegato confusamente le ragioni dell'a,Stensione dal _[)otere: la rivoluzione borghese, la prima tappa, la guerra, ecc. - Sono sciocchezze, - dichiara Lenin : - il fatto è che il proleta– riato non è a,bbastanza cosciente e non è abbastanza organizzato. Questo bisogna riconoscerlo. La forza materiale è nelle mani del proletariato, ma la borghesia ha dimostrato d'essere cosciente e pre– parata. È un fatto mostruoso, ma è indispensabile riconoscerlo sin– ceramente e senz'ambagi e dichiarare al popolo che non s'è preso il potere perché non siamo organizzati e non siamo coscienti)). Il paradosso non sta nella situazione in cui si trovavano allora i partiti socialisti, nessuno escluso, ma nella rigidità con cui i « pat– teggiatori >> si attennero al loro programma. I socialrivoluzionari, che inquadravano i contadini in un'organizzazione di intellettuali vagamente democratici, erano il partito di moda, e avevano la mag– gioranza relativa nei sovieti di tutto il paese e nelle prime ammini– strazioni comunali liberamente elette; però la loro potenza era fit– tizia, poiché « un partito per cui votano tutti, tranne la minoranza che sa per chi votare, non è un partito, come la lingua che parlano gl'infanti di tutt'i paesi non è una lingua nazionale)). Avversari del marxismo puro, essi erano fautori di una rivoluzione « democra– tica)), che li ponesse come arbitri fra la borghesia e il proletariato: in realtà, la loro situazione faceva sì. ch'essi dovessero appoggiare l'una o l'altra delle due parti in contrasto, storicamente definite e vitali; e infatti la maggioranza del partito seguì le sorti della bor– ghesia, mentre l'ala sinistra appoggiò per un certo tempo i bolsce– vichi, subito dopo il rivolgimento di ottobre. I menscevichi erano indotti a favorire un governo borghese dal loro stesso modo d'intendere il marxismo : se alla ditta-tura della boro-,hesia doveva succedere la dittatura del proletariato, bisognava che O un autentico regime borghese s'instaurasse in Russia, dove si era ancor molto vicini all'economia feudaJe: per loro il marxismo finiva col non essere « tanto una critica della società capitalistica, BibliotecaGino Bianco

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