Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931
440 L. Ginzburg sto avrebbe creato straordinarie difficoltà al proseguimento della guerra>>- . L'insurrezione era stata popolare, di operai e di soldati ; il go– verno che ne usci, mal rado certi esteriori atteggiamenti rivolri.– zionari, fu borghese e conservatore, imperniato sulla figura del Miljukòv, uomo politico serio e autorevole, come anche Trotskij riconosce volentieri : « Antico professore di storia a Mosca, autore d'importanti lavori ·scientifici, quindi fondatore del partito dei cadett,i) con la fusione di un'associazione di possidenti liberali e di un'associazione d'intellettuali di sinistra, il Miljukòv era affatto privo di quel carattere insopportabile, un po' da signori un po' da intellettu;:i,li, ch'è il dilettantismo politico della maggioranza dei politici russi. Il Miljukòv guardava alla sua professione con molta serietà, e questo bastava a distinguerlo>>. Nel fatto che un governo borghese potesse stabilirsi senza contrasti dopo un moto proletario consiste per Trotskij il « paradosso della rivoluzione di febbraio»; ma è un paradosso solo apparente. Subito dopo la vittoria, nel me– desimo Palazzo 'faurico dove aveva sede la Duma e adesso si riuni– vano i liberali, s'era costituito il Sovièt, che riuniva i deputati degli operai e dei soldati e faceva rivivere le tradizioni del Sovi,èt operaio del 1905, legato a,l nome di Trotskij. Finché non cominciò a funzio– nare il Governo Provvisorio la difesa del nuovo regime, il manteni– mento dell'or.dine pubblico dipesero soltanto da, questo potere rivo– luzionario; e « i c6mpiti e le funzioni del Sovièt crescevano ininter– rottamente sotto la pressione delle masse>>. Il comitato esecutivo era diretto da socialrivoluzionari e menscevichi, che avevano una grande maggioranza nel Sovtèt : « il proletario e il contadino ave– vano votato per il menscevico e il socialrivoluzionario non come per dei patteggiatori, ma come per degli avversari dell'imperatore, del possidente e del capita.lista>>. Questi « patteggiatori >>non presero il potere, che praticamente era nelle loro mani, e lo trasmisero, anzi, lo imposero alla borghesia. Trotskij spiega questo, che gli pare un ingiustificabile errore, con l'influsso della « democrazia piccolo~borghese », dei << giornalisti e politici della nuova classe· media, che insegnavano alle masse che la borghesia era un nemico, mentre loro stessi temevano più d'ogni altra cosa che le masse sfuggissero al dominio di questo nemico>>. -Secondo lui, è< la contraddizione fra Ù ca,rattere della rivoluzione e il carattere del potere c:hene uscì si spiega col carattere della nuova muraglia piccolo-borghese sorta fra le masse rivoluzionarie e la borghesia capitalistica>>. Si sa che già Lenin aveva una fobia peP lo « spirito piccolo-borghese», in cui vedeva il massimo nemico d'ogni rivoluzione; ma non ci sembra il caso di attribuire ad esso anche quest'altra colpa. Più semplicemente, i « patteggiatori >> non presero il potere perché non potevano : il mandato, ricevuto da Biblioteca-GinoBianco
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